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Profumo insiste con la politica degli spot: il prof sarà un direttore d’orchestra

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Mentre centinaia di migliaia di docenti chiedono lumi sul loro destino professionale, il ministro Profumo continua imperterrito con la sua politica dei messaggi cifrati. Senza dare indicazioni chiare a chi lo incita a dare spiegazioni sull’innalzamento da 18 a 24 ore del piano orario settimanale dei docenti di scuola media e superiore, il responsabile del Miur replica con proiezioni e auspici di una scuola che non c’è. E continua a indicare il 2014 come anno della svolta, per via del rinnovo contrattuale. Come se non fosse scontata la caduta naturale del Governo Monti, e di tutto l’esecutivo, tra sei circa mesi.
Intervistato da Rai News 24, specificatamente sull’aumento di ore lavorative per i docenti previsto nella Legge di Stabilità approdata in Parlamento, Profumo ha detto che le attività del docente nella scuola del futuro “saranno diversificate”, perché “il docente diventerà un direttore d’orchestra in un sistema molto più complesso. Ci vorrà maggiore flessibilità nell’impegno del docente, ci potrebbero essere persone che lavoreranno un po’ meno e altre un po’ di più”.
Il problema è che nello stesso ddl si vuole introdurre questa regola senza investire un euro. Anzi, facendo risparmiare al Governo oltre 700 milioni. E non si possono fare riforme a costo zero. O meglio, risparmiando.
Profumo è tornato a parlare anche del “nuovo contratto del 2014: è una grande opportunità per ridiscutere nel suo complesso questo ruolo così importante per la formazione. Si potrebbe fare una Conferenza della scuola con la partecipazione di tutti gi attori della scuola all’inizio della primavera o a febbraio, per lasciare un progetto per i governi futuri“, ha concluso.
Tralasciando il fatto che qualche mese fa il Ministro aveva indicato come data di questa Conferenza l’attuale autunno, resta da capire perché si continua a indicare il 2014 come anno cruciale. E poi, nel frattempo, si cambiano le regole in corsa stralciando uno dei paletti più importanti del contratto collettivo nazionale: l’orario di lavoro. Ministro, è lei che ci costringe a riformulare la stessa domanda: basta con i giochetti dialettici, è ora che ci dica da che parta sta!