Home I lettori ci scrivono Quale futuro per un precario abilitato?

Quale futuro per un precario abilitato?

CONDIVIDI

Inizio questo mio scritto ponendomi una domanda, se l’articolo 1 della Carta Costituzionale dice che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro oppure su una graduatoria?

Sono un insegnante precario ABILITATO (n. 2 abilitazioni), da domanda di messa a disposizione, che in questi anni difficili per la scuola italiana, insieme ad altri “coraggiosi” insegnanti, cerca di contribuire (con molta umiltà e grande sacrificio!) allo sviluppo educativo/didattico delle giovani generazioni, in un periodo caratterizzato da una complessità mai vista prima.

Dopo la riforma della scuola attuata con la L. 107 del 2015 si sta procedendo a tappe forzate (entro il mese di aprile!), per non perdere le deleghe che il Governo si è dato, all’attuazione delle stesse (lasciamo stare le polemiche circa la legittimità di un Governo il cui programma non è stato mai votato da nessuno, ma siamo in una Repubblica Parlamentare per cui ciò è consentito!).

Da quanto detto dalla Ministra (Dott.ssa Fedeli), già sindacalista, si è individuato un percorso diverso da quello attuale per la formazione della futura classe insegnante che dovrebbe passare da Crediti Universitari, Competenze Linguistiche B2 e Tirocini retribuiti (?), attraverso un percorso di formazione Triennale e condurrebbe all’immissione in ruolo.

Per quanto riguarda invece i docenti Abilitati e no (con 36 mesi di servizio), presenti nelle Graduatorie di Istituto in II e III Fascia, è previsto un concorso con la sola prova orale vertente sulla didattica, i cui vincitori andranno a confluire in una Graduatoria Regionale.

Riconosco la necessità di voler aggiornare le modalità e migliorare (speriamo!) la qualità delle future classi di insegnanti, però denuncio una grave INGIUSTIZIA.

Questa INGIUSTIZIA consiste nel far partecipare a questa fase transitoria solamente gli insegnanti già iscritti dall’anno 2014 nelle Graduatorie di Istituto, senza la possibilità per l’apertura prevista tra un mese circa (!), non tra un anno, per noi insegnanti che abbiamo i titoli e servizio prestato, di potervi accedere.

Mi pongo le seguenti domande e le giro a chi cortesemente mi volesse dare una risposta:

 

1. non è che dare vita a questa fase transitoria, giusto un mese prima dell’aggiornamento delle Graduatorie di Istituto, venga fatto per impedire ad alcuni insegnanti, che in questi tre anni hanno prestato servizio (Abilitati e non abilitati con 36 mesi di servizio) ed ancora non sono inseriti, di potervi partecipare?

 

2. Tutti i sacrifici, economici e umani, fatti a cosa sono serviti se le ABILITAZIONI conseguite saranno prive di valore, in quanto occorrerà seguire altri percorsi per diventare insegnanti (dovrei, da ABILITATO e insegnante, alla tenera età di 45 anni tornare all’Università, per conseguire una nuova abilitazione!)?

3. Uno Stato serio è giusto che “utilizzi” (furbescamente!) le persone quando servono per tappare le falle del sistema, salvo poi quando si crede che non serviranno più metterle da parte non riconoscendo titoli e servizio prestato e successivamente (a settembre!) utilizzarle ancora solo per le supplenze, in quanto il mese prossimo ci sarà la riapertura delle Graduatorie di Istituto, nella quale ci si potrà inserire?

 

Chiedo a Partiti, Sindacati, Associazioni Professionali e Movimenti, ma sono molto scettico in questo, che correggano questa INGIUSTIZIA e permettano agli insegnanti ABILITATI che hanno prestato servizio, cioè che stanno svolgendo ad oggi la professione di insegnante, di poter partecipare alla fase transitoria, in quanto la mancata partecipazione toglierebbe valore legale alle abilitazioni conseguite (quei tanto decantati diritti acquisiti, che in alcuni casi vengono utilizzati da “lor signori” per giustificare le peggiori ingiustizie ma che in questo caso rappresentano una chiara volontà di togliere valore a dei titoli (Abilitazioni) nello stesso momento in cui si stanno esercitando (attraverso il servizio prestato presso le istituzioni scolastiche dello Stato italiano ).

Gli antichi, che erano molto saggi, dicevano che la fretta è cattiva consigliera, per cui prima di procedere con ulteriori danni umani e professionali (sottrazione di Titoli aventi valore legale, quindi diritti acquisiti, nel vero senso del termine), trovare una soluzione che tuteli tutte le parti senza ledere quelle di alcuni.

Le soluzioni a mio modesto avviso potrebbero essere due:

 

1. Far iniziare questa fase transitoria “a bocce ferme”, visto che l’aggiornamento dovrebbe essere questione di settimane, permettendo l’inserimento, a chi in questi tre anni ha maturato diritti, affinché possa farne parte.

2. Prevedere che possa partecipare a questa fase transitoria, anche chi in possesso di ABILITAZIONE, ad oggi sta svolgendo la professione. Visto che il titolo in possesso, secondo le nuove norme, potrebbe essere in futuro utilizzato esclusivamente, per supplenze con il limite massimo di 36 mesi, salvo poi già da ABILITATO, iniziare un nuovo percorso Universitario dalla durata triennale, per accedere alla professione.