Home Attualità Quando i prof litigano alla partita e gli alunni salvano il campionato

Quando i prof litigano alla partita e gli alunni salvano il campionato

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In una scuola di istruzione secondaria di primo grado di Milano è successo quello che non sarebbe mai dovuto accadere:  il rituale torneo di pallavolo è diventato uno spiacevole caso che non ha avuto conseguenze solo grazie alla serietà dei ragazzi.

In altre parole, riporta il Corriere della Sera, succede che il torneo di Pallavolo della scuola ha assunto contorni e dimensioni così accessi tali da spaccare in due l’Istituto con tifoserie opposte dentro cui entrano i docenti.

Parla la dirigente: due tifoserie

«Docenti che difendevano la squadra A, altri che tifavano per la squadra B. Nei corridoi non si parlava d’altro, con acredine invece che con l’armonia deve sempre regnare a scuola. Non so quale corto circuito si è verificato ma quello che passava ai ragazzi era competitività insana e questo io, da preside, non lo potevo tollerare», così la dirigente al Corriere.

E allora, considerato che la disputa più accesa era fra i due prof di educazione fisica che litigavano apertamente, lasciando soli i ragazzi, la preside offre agli studenti la possibilità di potere  “disputare la finalissima al palazzetto con tutto il vostro pubblico. Ma dovete cavarvela voi senza gli arbitri, senza quegli insegnanti di motoria che sul campo hanno dato forfait lasciandovi soli”.

La finalissima più importante delle liti

Segue una discussione che dura giorni, alla preside arrivano i voti dei capitani e dei docenti. I ragazzi argomentano l’idea che non si poteva perdere una finalissima per cui tanto si sono preparati e riescono a convincere alla fine tutti, preside inclusa.

E così, precisa Il Corriere, il 22 si disputerà la finalissima, al palazzetto, e i ragazzi saranno lì a schiacciare sotto rete, senza professori ad arbitrare in campo. «I ragazzi daranno una lezione di sport corretto a tutti noi — conclude la preside —. Sono grandi, questi adolescenti, anche se hanno solo 13 anni. Basta dare loro fiducia, metterli alla prova, e loro ci stanno, raccolgono la sfida. Hanno orgoglio. E valori da insegnare, persino a noi adulti».