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Quando la dirigente riceve i prof solo un giorno a settimana e per due ore

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“La porta della mia presidenza è sempre aperta”. Così una dirigente scolastica il primo giorno del suo insediamento nell’Istituto (del Nord Italia) dove ha chiesto trasferimento durante il collegio di inizio d’anno. 

Mormorio di approvazione fra i prof in attesa tuttavia di conoscerla bene e ansiosi nello stesso tempo di capirne la politica scolastica. Un buon inizio, insomma, complessivamente. 

Senonché all’apertura della scuola agli alunni, il 16 settembre scorso, quegli stessi prof che avevano udite quelle parole tanto democratiche, hanno trovato scritto all’albo dell’Istituto che la dirigente “riceve gli insegnanti dalle 9 alle 11 di ogni giovedì”. 

Dunque quella fatidica porta che doveva essere sempre aperta è al contrario sempre chiusa, tranne un giorno a settimana e per due ore, ma con cui si afferma che la dirigente è altro dei prof, una sorta di capoufficio che non si può disturbare quando si vuole ma solo in orari stabiliti e probabilmente anche su appuntamento, annichilendo così qualunque dialogo di natura didattica o amministrativa o culturale con chi dell’istruzione nella scuola è l’asse portante: i docenti. 

Ma non solo. Sembra pure una circolare che tende a stabilire distanza, distacco e diversità tra chi “comanda” e chi ubbidisce, mentre si percepisce inoltre una sorta di aurea olimpicità regia rispetto al popolo che ogni giorno ha a che fare con le mille incombenze portate dagli alunni e le altrettante difficoltà che la scuola, minuto dopo minuto, presenta.

Ma si legge ancora che la dirigente non ama girare per la scuola, non si pone nemmeno l’idea di farsi una passeggiata per i corridoi, entrare nella sala docenti la mattina o durante l’intervallo o a conclusione della giornata per fare due chiacchiere coi docenti e salutarli, e neanche per prendere il caffè alle macchinette in compagnia di qualche suo ex collega in un momento di relax: solitudine santitudine, caffè in incognito e ingresso a scuola veloce o quando tutti sono in classe, per non essere disturbata.

Una sorta di splendido isolamento che la dice lunga sulla disponibilità al dialogo e al confronto, al di là delle due ore previste, coi docenti che se hanno urgenze, dubbi, necessità di parlare con la preside devono aspettare turni, orari, giorni stabiliti e forse perfino attendere il turno in fila.

Quella dunque che dovrebbe essere la scuola che in sinergia fra tutte le sue componenti, minuto dopo minuto, giorno dopo giorno, si interroga e si confronta con chi della intera scuola è responsabile, affonda sulla pagina di una circolare che pare innalzare una barriera fra diseguali.

Ma è evidente anche un altro segnale e un altro monito: io ho ben altri problemi di affrontare rispetto alle vostre minutaglie, dove è compresa pure la didattica, lo svolgimento delle lezioni e perfino le faccende spicciole di ogni giorno che, se possono dimostrarsi pesanti e gravosi perfino per un docente di lungo corso, per la olimpica dirigente sono frattaglie che possono aspettare.