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Quando si torna a scuola dopo le vacanze di Pasqua? In molti istituti del Sud il 5 maggio, vera e propria “spring break”

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Come abbiamo scritto, le prossime saranno settimane ricche di ponti e “vacanze”. Le regioni, nei loro calendari scolastici, hanno deliberato la sospensione delle attività didattiche. In alcuni casi si assiste a un vero e proprio maxi ponte che coinvolge le tre ricorrenze principali di questi mesi: Pasqua, 25 aprile e 1° maggio, tanto da poter parlare di una vera e propria “spring break” sul modello statunitense.

Come riporta Skuola.net, considerando che le lezioni si sono interrotte mercoledì 16 aprile, quasi la metà degli studenti metterà da parte lo zaino per quasi due settimane, con il rientro in classe fissato per il 28 aprile, “agganciando” la coda delle vacanze pasquali alla Festa della Liberazione. E qualcuno, specie al Sud, punta addirittura al lunedì successivo, 5 maggio, allungando la sosta a quasi tre settimane.

I dati

Il ritorno in aula si divide sostanzialmente in due blocchi: da una parte il 48,1% degli studenti rivela di tornare subito dopo Pasqua, mercoledì 23 aprile; dall’altra, quasi altrettanti (46,8%) dicono che la loro scuola ha scelto di prolungare la pausa fino a fine mese, con rientro programmato il 28 aprile.

E a questi si aggiunge una piccola, ma significativa, minoranza – il 5,1% – che farà ritorno in aula lunedì 5 maggio, approfittando dell’accoppiata 25 aprile – 1°maggio. Una scelta, quest’ultima, molto più frequente nel Centro-Sud, dove il dato sale al 6,8%, contro il 3,7% delle regioni settentrionali (registrando un divario di circa +80%).

Al Nord sembra, invece, prevalere la linea del rigore: più di uno studente su due (52%) tornerà in classe il 23 aprile, subito dopo le festività, il 44,3% rimanderà al 28 aprile.

Di contro, al Centro il 51,9% degli studenti tornerà a scuola dopo il ponte del 25 aprile, facendo slittare la ripresa a lunedì 28 aprile, e con solo il 41,3% che rientrerà il 23.

Mentre al Sud il 45,5% seguirà il calendario ufficiale della propria Regione, contro il 47,7% che invece aprirà il controesodo nelle classi già da mercoledì 23 aprile.

Il dissenso delle famiglie

Come riporta Repubblica, a Napoli e in gran parte della Campania alcune scuole resteranno chiuse per quasi tre settimane, anche se non per decisione regionale, ma per scelta autonoma dei consigli d’istituto. Molti istituti, soprattutto i licei, hanno infatti deliberato chiusure aggiuntive per evitare le assenze generalizzate.

Qual è il risultato di queste scelte da parte delle famiglie? Una corsa all’ultima iscrizione in ludoteche e centri ricreativi, letteralmente presi d’assalto da famiglie in cerca di soluzioni. Ma i costi non sono sostenibili per tutti. “Per sette giorni di attività mi hanno chiesto 300 euro a bambino”, racconta una farmacista e madre di tre figli. “Il maggiore può restare a casa da solo, ma i più piccoli devo affidarli a qualcuno. Una babysitter sarebbe più economica, ma posso davvero fidarmi?”.

Intanto, sui social e nelle chat dei genitori esplodono le polemiche. Molti criticano l’eccessiva durata delle chiusure, sottolineando come queste misure penalizzino soprattutto chi non può contare sull’aiuto di nonni o reti familiari. Tuttavia, le decisioni sono ormai prese, con il benestare anche dei rappresentanti dei genitori nei consigli scolastici.

L’idea

Di “spring break” ha parlato anche l’assessora a Scuola, Welfare, Terzo settore e Politiche per l’infanzia dell’Emilia Romagna Isabella Contiprima in Commissione Giovani, Scuola, Formazione, Lavoro, Sport e Legalità, che ha presentato alcune proposte in Regione. e poi in conferenza stampa a febbraio, che verranno lanciate nel corso del mandato.

Una delle svolte previste, non però nell’anno in corso, è la cosiddetta “spring break” modello Nord Europa, cioè la pausa tra Natale e Pasqua “prolungando la scuola a giugno e settembre”, oltre agli istituti aperti al pomeriggio per aiutare i bimbi a fare i compiti.