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Ragazzo 23enne lascia il lavoro per insegnare: “Guadagno 500 euro in meno, ma ho scelto il calore umano di una scuola”

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Un ragazzo con una vera vocazione per l’insegnamento: la storia di Alaa Elalouani, 23 anni, è stata raccontata da Il Corriere di Bologna. Il ragazzo, i cui genitori sono originari del Marocco, ha preferito lasciare il suo precedente impiego nelle Ferrovie per insegnare preferendo percepire uno stipendio ridotto pur di seguire la sua passione.

Alaa insegna oggi all’istituto superiore Maria Montessori-Leonardo Da Vinci di Porretta Terme, nel bolognese, stessa scuola dove quattro anni fa ha conseguito il diploma di maturità. Il ragazzo è il più giovane insegnante della scuola e pure il più giovane tra i 14 vincitori (su circa 650 candidati) del concorso 2020 per la classe B017 in Emilia-Romagna, ovvero quella che gli ha permesso di diventare insegnante di ruolo nel laboratorio di scienze e tecnologie meccaniche, dopo un percorso fatto di precariato e incertezza.

“Ho sempre saputo che sarebbe stato un percorso complicato e anche per questo i primi anni dopo la fine degli studi ho svolto altri lavori. Sono stato un po’ nelle Ferrovie ma quando è arrivata l’occasione non ci ho pensato due volte a partecipare al concorso: ho sempre creduto essere la mia strada”, ha spiegato.

Lavorando presso nelle Ferrovie il giovane guadagnava 500 euro in più. Ma la vocazione per l’insegnamento ed il contatto umano ha prevalso in lui. “Il voler entrare in contatto con i ragazzi, il voler accompagnare nella crescita persone più che produrre beni e servizi per un’azienda. Dovendo individuare l’aspetto predominante nella mia scelta direi questo: quel calore umano tipico di una scuola, invece della pressione continua per la produttività all’interno di una realtà aziendale. Adesso l’arrivo del lunedì non è più pesante come prima”, queste le sue motivazioni.

Il rapporto con colleghi e alunni, quanto conta l’età?

Oggi Alaa lavora insieme ai suoi vecchi professori: “Con i miei colleghi c’è un rapporto molto profondo, sono ancora un po’ i miei prof; veri punti di riferimento come nel caso del mio tutor per questo primo anno di insegnamento. È previsto infatti un affiancamento: il bello del mestiere è anche questo, insegnare e continuare a imparare, sia dai colleghi, sia dagli studenti. È capitato che sia stato invitato a tornare in aula, ma ben presto hanno imparato a conoscermi”.

Ecco com’è invece il rapporto con i suoi alunni: “Noto fiducia e disponibilità da parte degli studenti ad aprirsi nei miei confronti, ma allo stesso tempo ogni tanto i ragazzi si prendono qualche libertà di troppo. Devo ancora perfezionare un po’ le ‘occhiate di autorevolezza’, ma credo sia parte della normale crescita professionale”, ha spiegato con ironia.

Mestiere del docente ancora attrattivo?

Il 23enne ha lanciato un messaggio per chi volesse fare il suo stesso percorso: “Credo sia importante provare a seguire le proprie passioni, almeno per poter dire di non essersi privati da soli di una possibilità. Magari una porta si chiuderà, ma ce ne potrebbe essere un’altra appena dietro l’angolo”.

Il caso di Alaa sembra essere alquanto raro: da tempo si parla del mestiere del docente come di qualcosa di poco appetibile e poco attrattivo per i giovani, soprattutto in Italia, a causa degli stipendi ridotti.

Il direttore della Tecnica della Scuola Alessandro Giuliani, ospite di Byoblu lo scorso 1 febbraio, ha parlato così del tema: “Il disamore per la professione docente è evidente soprattutto al Nord. Un laureato, soprattutto nelle materie Stem, non gradisce guadagnare poco da docente, 1400 euro circa per otto anni, dopo aver acquisito competenze specifiche. Ricordiamo che per otto anni non ci sono scatti di carriera. Fino al 2013 esisteva il cosiddetto gradone al terzo anno. Ci sono cattedre che rimangono deserte e assegnate a docenti del Sud perché i laureati nelle discipline cosiddette ‘pesanti’ sono richiestissimi dalle aziende. Questo si lega ad un altro problema, le tantissime richieste di ritornare o avvicinarsi al Sud, al proprio domicilio. Questo comporta un altissima percentuale di trasferimenti che ha conseguenze sul piano della continuità didattica”.

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