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Regionalizzazione scuola, la volete “spinta”, intermedia o “light”? Ogni governatore ha la sua

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Non esiste una sola regionalizzazione: c’è quella più “spinta”, di ispirazione puramente leghista; poi c’è quella intermedia, con soli tratti della visione del Carroccio; infine c’è l’autonomia differenziata di tipo “light”, la quale vorrebbe utilizzare il modello di autonomia differenziata addirittura per rafforzare l’unità nazionale.

E’ chiaro che ogni approccio e modello avrebbe influssi ben diversi sulla scuola: nel primo caso, si avrebbero concorsi certamente regionali, probabilmente anche il personale neo-assunto, anche gli stipendi, di base uguali per tutti, sarebbero leggermente diversi, con quote aggiuntive nelle regioni virtuose: nel secondo caso, quello della versione a metà, le novità sarebbero più sopite; mentre nel caso passasse la linea della Campania, sulla scuola gli influssi sarebbero davvero limitati.

La versione “spinta” di Lombardia e Veneto

In attesa di vedere della versione aggiornate dei disegni di legge, sulle versioni diversificate ci dobbiamo fidare delle interpretazioni fatte dei vari governatori. Ecco, allora, che abbiamo le parole di fuoco del presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il quale ha rispolverato una sentenza della Corte Costituzionale, la 13 del 2004, in base alla quale “il compito di organizzare la scuola può essere demandato alle Regioni, così come succede per la sanità”.

“È un falso problema”, ha proseguito Fontana, “in consiglio regionale sia il PD che i 5 Stelle hanno votato per l’autonomia, mi sembrano tutti un po’ confusi”.

Perché, ha concluso, “è come per la sanità, spero lo capiscano o invocherò la sentenza, che vale per tutte le Regioni”.

La versione intermedia dell’Emilia Romagna

Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna, ha invece proposto al premier Conte di impiegare per tutti il modello lanciato da Bologna.

È l’unico modo, sostiene il governatore, per superare l’attuale impasse: “Il nostro progetto di autonomia – ha detto il presidente emiliano – non incrina in alcun modo il sistema nazionale d’istruzione, né interferisce minimamente con lo status, la contrattualizzazione e la remunerazione degli insegnanti”.

“L’Emilia-Romagna – ha continuato Bonaccini – non chiede in alcun modo una scuola regionale. Per noi la scuola è e deve continuare a essere un sistema nazionale, che vive dell’autonomia riconosciuta agli istituti e del libero insegnamento dei docenti. L’Emilia-Romagna non chiede di poter reclutare autonomamente gli insegnanti, né chiede di remunerarli con un contratto regionale. Non chiediamo neppure il trasferimento dell’Ufficio scolastico regionale: non una sola unità di personale, nel nostro progetto, dovrà transitare dallo Stato alla Regione”.

Sul tema della scuola l’Emilia-Romagna, il presidente Bonaccini rivendica la possibilità “di poter programmare gli organici degli insegnanti d’intesa con l’Ufficio scolastico regionale, perché riteniamo di conoscere meglio dello Stato gli andamenti demografici e i fabbisogni del nostro territorio. Chiediamo poi di poter organizzare un più forte sistema integrato di istruzione e formazione professionale, oltre ad avere gli strumenti per potenziare l’offerta di istruzione tecnica, cruciale per un sistema manifatturiero avanzato come il nostro. Infine, chiediamo di poter gestire in autonomia, insieme a Comuni e Province, l’edilizia scolastica”.

La versione light della Campania

Chi intende il processo di regionalizzazione un modo, invece, solo per rafforzare l’unità nazionale è il governatore della Campania Vincenzo De Luca.

“La Regione Campania si schiera sulla linea della unità nazionale e della sburocratizzazione concreta”, ha detto il presidente della Regione Campania, in merito alla proposta di palazzo Santa Lucia per l’autonomia.

“La proposta è stata fatta anche perché nel dibattito si sappia che non c’è solo la spinta del Nord – ha affermato – ma anche la spinta di una Regione del Sud, che è uno Stato”.

“Mi auguro che i media nazionali se ne accorgano – ha sottolineato – Le Regioni che chiedono l’autonomia sono quattro, c’è la Campania che ha mandato il testo al Ministero”.

“Una proposta diversa da quella delle altre Regioni perché parte dalla difesa dell’unità nazionale – ha spiegato – e la Regione indica questa come unica strada perseguibile, il resto sono chiacchiere”.

“Lo Stato ha il diritto-dovere di controllare che i servizi siano uguali per tutti, ma la gestione è delle Regioni – ha evidenziato – La scuola rimane nazionale, i dipendenti statali, i concorsi per i docenti unici per tutta Italia e anche le retribuzioni”.

“Il Veneto poneva un problema con un suo fondamento: se dobbiamo fare la formazione professionale, io Regione ho presente il mio sistema economico e organizzo la formazione adeguata alle mie fabbriche e imprese – ha detto ancora – ed è giusto. Infatti noi propinano che sui corsi di formazione la Regione possa intervenire, ma sempre chiarendo che la scuola è unica e nazionale”.