
La cantante Giorgia, madre di un ragazzino di quindici anni, si è raccontata ai microfoni del podcast “Supernova” di Alessandro Cattelan discutendo, tra le varie cose, anche del rapporto con la scuola del figlio, criticando il registro elettronico. Lo riporta Il Corriere della Sera.
“Non condivido il registro elettronico”
“Non condivido minimamente il registro elettronico a scuola – ha esordito – le circolari in bacheca sono mille e quella importante magari non la firmi. Comodo è comodo, ma la cosa che mi dispiace un po’ è che se tuo figlio non va a scuola lo sai dopo due minuti: per questo io lo guardo il meno possibile”.
“A me piaceva studiare, mi piaceva andare a scuola, prendevo appunti come una secchiona ma la prima ora dormivo: ogni tanto la sera iniziavo a suonare nei club, avevo bisogno ancora di carburare alle otto del mattino. Avevo anche dei prof che rendevano lo stare a scuola una cosa bella”.
Registro elettronico, l’affondo di Crepet
Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet ha parlato spesso del registro elettronico: “Registro elettronico? Modo con cui noi adulti diciamo ai ragazzi che non ci fidiamo di loro e quindi prendiamo il controllo. Assomiglia alla vocazione idiota dei genitori che vogliono geolocalizzare i propri figli. I ragazzi devono poter trasgredire, col diritto di andare a scuola non preparato. L’ho fatto mille volte, volevo capire i miei limiti. I docenti lo capivano dopo cinque minuti e quindi c’erano delle conseguenze. Questa app demenziale è l’anticamera del ricorso al Tar”.
“Il registro elettronico? Terrificante. I ragazzini non possono più trasgredire. A scuola si trasgredisce: cosa vuol dire, spaccare tutto? No, tentare di prendere sei anche se non hai studiato, è un diritto provarci. Il registro controlla ogni minima mossa. Poi di notte i genitori non sanno dove sono i loro figli”, ha detto già nel 2023.