
Viviamo in un tempo in cui il concetto di responsabilità viene spesso banalizzato, ridotto a un puro adempimento burocratico. Eppure, nelle sfere più alte della nostra esistenza, in particolare nell’educazione, esso assume una dimensione quasi sacra.
Qui vogliamo provare ad esplora la profondità etica e filosofica della responsabilità, mettendola in relazione all’atto fondamentale del “condurre” – un’arte che modella le future generazioni e definisce il valore della nostra società.
Quante volte e in quanti contesti diversi abbiamo sentito pronunciare la parola responsabilità?
È un termine onnipresente, eppure la sua essenza, soprattutto in ambito formativo, merita un’analisi profonda. Eticamente, la responsabilità indica “la necessità secondo la quale ciascuno deve comprendere le conseguenze delle proprie azioni nei riguardi di sé e degli altri” (Dizionario Enciclopedico Treccani). Dal punto di vista pedagogico, essa si arricchisce: è la capacità di comprendere il valore delle proprie azioni, esercitando una coscienza morale e rispondendo delle proprie scelte di fronte alla società e alla legge.
La responsabilità non è un’entità isolata; è storicamente e filosoficamente correlata ai concetti di libertà e volontà. Da Socrate a Kant, fino ai più recenti contributi di Sartre e Ricoeur, la filosofia ci insegna che non può esserci piena responsabilità senza piena libertà. A mio avviso, a questi presupposti si aggiunge il concetto di Autonomia. Se la libertà e la volontà dell’individuo sono limitate o condizionate, ne consegue che anche la sua responsabilità individuale sarà proporzionalmente ridotta. L’esercizio consapevole di una responsabilità cosciente, dunque, richiede che l’individuo sia libero, volontario e, soprattutto, autonomo nelle sue scelte.
Il verbo condurre (dal latino cum = insieme, e ducere = guidare) in sé non suggerisce un atto di mera prevaricazione, ma l’arte dell’accompagnamento o, meglio, del guidare insieme in cammino verso una meta. In ambito educativo, questo processo è intrinsecamente legato ad altri due specifici atti: l’ascoltare e il comunicare. Ascoltare non significa semplicemente sentire, ma comprendere le dinamiche interne, le potenzialità e le difficoltà dell’allievo. Comunicare, d’altro canto, non è solo trasmettere nozioni, ma creare un ponte di senso che renda il percorso condiviso e significativo.
In ambito pedagogico, l’unione dei due termini – la responsabilità nel condurre – costituisce l’aspetto centrale di una relazione positiva ed efficace tra insegnanti e allievi. Ciò che si realizza in classe è l’agire dell’Essere Formato (l’insegnante) sull’Essere Formante (l’allievo). Questo stabilisce la responsabilità morale e sociale del docente, le cui scelte didattiche, metodologiche e relazionali producono effetti diretti sulla formazione della persona. Questo contatto nella scuola rappresenta la più alta e nobile delle responsabilità: quella del docente, di insegnare bene, con scelte metodologico-didattiche di qualità, e trasmettere la passione per la conoscenza; e quella dello studente, di imparare con curiosità e interesse, alla ricerca costante della conoscenza e della propria emancipazione culturale e sociale.
In tal modo si produce una coevoluzione per entrambi i soggetti (educatore-educando), in cui l’attività dell’insegnante sarà tanto più incisiva e profonda quanto più il ricordo di un percorso scolastico coinvolgente, bello e ispiratore rimarrà nel cuore degli allievi nel tempo. Per tutte le ragioni esposte, ritengo che la scuola sia un’istituzione fondamentale e i nostri insegnanti una risorsa indispensabile. Il loro lavoro, specialmente a partire dal secolo scorso, ha dato un contributo speciale all’emancipazione e alla crescita culturale ed etico-sociale del nostro Paese.
Valorizzare i nostri docenti non è un semplice atto di gratitudine, ma un dovere di uno Stato democratico. Essi costituiscono un valore aggiunto da non disperdere. Riconoscere i meriti di questa professione, nonostante le difficoltà e le sfide di oggi, significa investire nella responsabilità di condurre le future generazioni verso un futuro pienamente autonomo e consapevole. È un’eredità che non possiamo permetterci di ignorare, ma che dobbiamo celebrare e sostenere quotidianamente.




