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Rientro a scuola, 5 in condotta agli alunni senza mascherina? Gli esperti: retaggio del passato

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“Con l’avvio del nuovo anno scolastico, i presidi insieme ai docenti e a tutto il personale della scuola si sono immediatamente impegnanti per organizzare la ripresa delle lezioni in classe. Agli sforzi di questi giorni per preparare un rientro sicuro, si aggiungerà il lavoro costante e continuo degli insegnanti che dovranno riuscire a motivare e convincere gli studenti al rispetto delle regole e delle norme anti-covid. A dichiararlo è stato Mario Rusconi, presidente dell’Anp-Lazio.

Rusconi: le minacce non sono educative

Il sindacalista aggiunge: il rispetto delle regole “è un esercizio educativo alla cittadinanza che accompagnerà i nostri ragazzi verso quella piena consapevolezza al rispetto della propria persona, dei compagni, dell’intera comunità scolastica e più in generale della società”.

Secondo Rusconi, “proprio per questo motivo riteniamo che minacciare di utilizzare misure repressive, alcune addirittura bizzarre come ripetute interrogazioni punitive, verso quegli alunni che disattendono ad esempio l’uso della mascherina oltre a non rendere giustizia al senso di responsabilità professionale dei nostri docenti possono rivelarsi persino inefficaci al raggiungimento della prevenzione risultando un esercizio pedagogicamente anti-formativo.

L’educazione deve sedurre

Il leader dell’Anp Lazio conclude l’intervento ricordando che “come sostiene Hans Magnus Ensesberger, l’educazione per formare deve essere seduttrice”.

In conclusione, secondo Mario Rusconi “una scuola che costringe e non coinvolge sicuramente non può sedurre i nostri studenti”.

Il prof Ammaniti: lo studente non diventerà consapevole

Anche Massino Ammaniti, professore di Psicopatologia dello sviluppo presso la facoltà di Medicina e Psicologia della “Sapienza” di Roma, sostiene che “penalizzare uno studente che non indossa la mascherina a scuola con il cinque in condotta non tiene conto di una quantità di fattori tra cui: i genitori non avranno a disposizione uno strumento in più per convincere il proprio figlio al rispetto delle regole, e conseguentemente lo studente non diventerà più consapevole”.

I giovani vanno responsabilizzati

Secondo Ammaniti, “il problema non è da affrontare col cinque in condotta o aumentando forzatamente il numero delle interrogazioni, strumenti che sono retaggio del passato. Maggiormente in questo periodo occorre informare i nostri giovani, responsabilizzarli all’importanza del rispetto per far maturare in loro la consapevolezza del rischio a cui si va incontro se le regole non vengono rispettate arrecando danno non solo a sé stessi, ma anche ai propri genitori e familiari, oltre che all’intera comunità”.