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Riforma Fornero gigantesca operazione di cassa: i sindacati chiedono di rivedere i lavori usuranti

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La legge Monti-Fornero sulle pensioni è stata “la più gigantesca operazione di cassa” fatta sul sistema previdenziale: serve una controriforma urgente.

Perché nel periodo 2013-2020 saranno prelevati circa 80 miliardi di euro con una manovra economica “fatta a danno di lavoratori e pensionati“. Il giudizio e i dati sono contenuti nel documento unitario che Cgil, Cisl e Uil presenteranno il 17 dicembre nelle tre assemblee di Torino, Firenze e Bari cui parteciperanno i segretari generali Susanna Camusso (Firenze), Annamaria Furlan (Torino) e Carmelo Barbagallo (Bari) insieme con delegati e quadri di tutte le regioni.
L’iniziativa ha lo scopo di aprire una vera e propria vertenza con il Governo, che non si concluderà a breve. Le tre confederazioni sono intenzionate ad andare avanti con la mobilitazione “con le modalità e i tempi che si decideranno” di volta in volta, ha detto Susanna Camusso a margine di un convegno sul Mezzogiorno.

“Non intendiamo abbassare la guardia”, ha detto il leader della Cisl, Annamaria Furlan, nella relazione al consiglio generale della confederazione. “I primi protagonisti della controriforma che noi vogliamo fortemente – ha proseguito Furlan – sono le delegate e i delegati dei posti di lavoro. Coinvolgere loro è indispensabile per far diventare davvero la nostra proposta quella di tutto il mondo del lavoro. Vogliamo aprire un tavolo serio di confronto con il Governo. E` sotto gli occhi di tutti come la riforma Fornero sia stata dannosa per i lavoratori e anche per le imprese”.

Per i sindacati, la riforma Fornero ha introdotto elementi di “eccessiva rigidità” nell`accesso alla pensione generando “iniquità” e “problematiche” che ancora oggi aspettano una soluzione definitiva. Una “controriforma” è dunque “urgente”, anche per sbloccare il mercato del lavoro e offrire occupazione ai giovani.

La richiesta dei sindacati è esplicita: è indispensabile ripristinare meccanismi di flessibilità nell’accesso alla pensione, a partire dall`età minima di 62 anni oppure attraverso la possibilità di combinare età e contributi, per venire incontro alle esigenze di vita delle persone e ai cambiamenti dell`organizzazione del lavoro e dei sistemi produttivi. Gli oneri relativi alle misure di flessibilità non possono essere scaricati sui lavoratori, sostengono i sindacati.
Ciò implica anche l’assoluta “indisponibilità” di Cgil, Cisl e Uil all`introduzione di misure che condizionino l`accesso anticipato al pensionamento al ricalcolo della pensione con il metodo contributivo. Accanto alla reintroduzione della flessibilità nell`accesso al pensionamento di vecchiaia, per le tre confederazioni occorre poi prevedere la pensione anticipata con 41 anni di contributi per tutti i lavoratori, senza penalizzazioni e senza collegamento con l’attesa di vita.

 

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Per i Confederali, inoltre, devono inoltre essere inseriti anche elementi correttivi sul funzionamento del sistema contributivo in grado di assicurare un trattamentopensionistico adeguato e dignitoso anche a chi svolge e ha svolto lavori saltuari, discontinui, con retribuzioni basse o è entrato tardi nel mercato del lavoro. Forme d’integrazione ai trattamenti bassi devono essere riaffermate anche per lepensioni future, calcolate con il metodo contributivo.

Poi, i sindacati riconfermano l`importanza del ruolo svolto dalla previdenza complementare nel concorrere ad assicurare più elevati livelli di copertura previdenziale. “Anche a tale riguardo è necessario che il Governo valorizzi la peculiarità del risparmio gestito dai fondi pensione negoziali, riconoscendone la finalità sociale anche sul piano fiscale, riportando all’11% l’imposta sostitutiva innalzata al 20% per una malintesa idea di equiparazione alle rendite finanziarie”, conclude il documento unitario.

È anche utile, propongono le tre confederazioni, promuovere schemi di solidarietà intergenerazionale attraverso il ricorso alla contribuzione figurativa per incentivare l`utilizzo volontario del part time tra i lavoratori anziani negli ultimi anni della carriera lavorativa, collegandolo all`assunzione dei giovani, secondo le modalità previste dagli accordi collettivi.

E’ “urgente” completare le salvaguardie per i lavoratori esodati con una soluzione di carattere strutturale che garantisca a tutti gli interessati il diritto alla pensione; risolvere i problemi della cosiddetta “quota 96” per il personale della scuola e i requisitipensionistici del personale ferroviario; trovare una soluzione definitiva che consenta la ricongiunzione non onerosa dei contributi previdenziali maturati in gestioni diverse; estendere e potenziare presso tutte le gestioni previdenziali il riconoscimento della contribuzione figurativa per i periodi di congedo parentale e per i periodi in cui le donne e gli uomini si dedicano al lavoro di cura e di assistenza di familiari disabili gravi; riconoscere la diversità dei lavori.

“La normativa attuale sui lavori usuranti – dicono – non risponde all’esigenza di riconoscere che i lavori non sono tutti uguali. Definisce poche tipologie, esclude interi settori e applica regole che impediscono alla quasi totalità degli interessati di usufruirne”. E se tra i lavori usuranti venga inserito anche l’insegnamento pubblico? Il burnout tra la categoria è accertato: resta ora da capire se lo Stato, e soprattutto le sue l’istituto di previdenza, sia pronto per questo salto tra i paesi più civili e moderni.

 

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