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#riformabuonascuola, il Pd si spacca: il 5 maggio Civati e Fassina sfileranno con i manifestanti

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La riforma della scuola non piace a tanti esponenti del Pd. Il 5 maggio hanno fatto sapere che scenderanno in piazza con i manifestanti Pippo Civati (che viene dato in uscita dal partito per dar vita da un gruppo autonomo) e Stefano Fassina (che dopo le regionali potrebbe annunciare l’addio al Pd), e pure alcuni bersaniani, come Alfredo D’Attorre e Miguel Gotor. Intanto, la minoranza dem chiede ufficialmente al Governo di ascoltare il mondo dell’istruzione sulla riforma e di stralciare le assunzioni dal ddl andando a varare un decreto legge per i precari. Anche gli antagonisti a Renzi, i vari Bersani, Speranza e Letta, che non hanno alcuna intenzione di lasciare il Pd, si sono spesi nei giorni scorsi per intendere che il ddl sulla scuola non convince.

Il premier Renzi continua a sostenere che il dissenso non può fermare le riforme. E la prova di forza sull’Italicum, la riforma della legge elettorale ottenuta solo grazie al voto di fiducia, dimostrerebbe che “gli ex leader non sono riusciti a trainare il dissenso di deputati che loro avevano candidato”. Il presidente del Consiglio sostiene anche che “la minoranza non può fare la maggioranza. Però è un dato di fatto che la protesta si allarga. Realizzando l’esatto contrario di quanto aveva profetizzato Renzi all’indomani del suo approdo a capo del Governo, quando chiedeva il consenso massimo proprio sull’istruzione pubblica.

Non passa inosservato anche il documento prodotto nei giorni scorsi dalla Direzione Regionale del Partito Democratico della Puglia che impegna “i parlamentari pugliesi del PD a mettere in campo tutte le azioni possibili perché questoDDL venga ritirato dal Governo”. Quella del PD pugliese è una vera stroncatura del provvedimento in discussione in Parlamento, perché “annienta la riforma parlando discuola-azienda,che è in contrasto con l’idea della scuolacomunità educante, che si fonda sul principiodella libertà di insegnamento”.

 

 

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Il documento di disapprovazione ricorda che il ddl non tiene conto delle “nostre proposte”, mentre di vorrebbe dare spazio ad un “super dirigente, definitoimprenditoreche decide le sorti dell’istituto”.Bocciatadal PD pugliese è anche lachiamata diretta da parte del dirigente scolastico. Come viene respinta l’ipotesi di “revoca automatica di tutti i termini contrattualioggi vigenti anche per il personale a tempo indeterminato” e di stop alle supplenze per i precari che dopo tre anni di servizio “possono vedersi revocato il contratto e rimane per semprefuori dalla Scuola. L’ordine del giorno si conclude dicendo che ilDDLnon si può modificare, ma solo ritirare”.

“Il disdegno verso la riforma è sempre più trasversale. La protesta sta montando su tutto il territorio”, commenta l’Anief. “Il problema – sostiene il sindacato – è che il Governo continua a non ascoltare chi la scuola la conosce bene, perché la vive e tocca con mano i suoi problemi tutti i giorni. La riforma non può passare come un atto unilaterale per le stanze dei palazzi di Governo”. Un atto, ora si scopre, che viene sostenuto da una maggioranza del Pd sempre meno schiacciante.

 

 

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