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Rinnovo contratto Scuola, pure il Governo Meloni nega i soldi chiesti dai sindacati per firmare: preoccupato il presidente Aran Naddeo

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Per il rinnovo del contratto dei comparti Istruzione, Università e Ricerca non ci sono buone nuove. Anzi, preoccupa non poco la sottolineatura del Governo sul voler dedicare quasi tutte le risorse della Legge di Bilancio per il caro energia; e non è da meno il taglio di 3,5 miliardi alla PA nei prossimi tre anni previsto nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza.

Le notizie sembrano avere freddato anche le speranze del presidente dell’Aran Antonio Naddeo, che in un post pubblicato sul suo blog, dopo avere rimarcato che il 2 novembre è stato firmato definitivamente il Ccnl delle sanità e che è dirittura di arrivo la firma del contratto collettivo nazionale per le Funzioni Locali, non nasconde che per quello della scuola resta il nodo risorse. “Manca alla firma il comparto istruzione e ricerca. Le trattative proseguono, ma il nodo principale rimane quello delle risorse per il comparto scuola” ammette il presidente Aran.

Il problema, dice il rappresentante che tutela la parte pubblica, non è nemmeno solo quello delle risorse. “Il confronto con i sindacati è molto complicato in quanto, come per gli altri comparti, occorre rivedere gli ordinamenti professionali del personale Ata della scuola, degli enti di ricerca, delle Università e delle Afam, e le posizioni sono molto diverse. In pratica è come se si dovesse trovare un accordo su quattro settori diversi”, scrive ancora Naddeo.

Pure per i dirigenti scolastici non vi sono novità. “Per quanto riguarda i dirigenti, l’Aran al fine di dare avvio alle trattative è in attesa degli atti di indirizzo dei comitati di settore. Il primo dovrebbe essere quello dell’area della sanità (medici), a seguire quello delle funzioni centrali”.

Va ancora peggio per il rinnovo contrattuale del triennio 2022-2024: “questo per ora è un campo tutto da verificare. Per ora sono stanziate solo le risorse per il pagamento dell’indennità di vacanza contrattuale”, ha concluso il presidente Aran. Una precisazione che ha anche il sapore dell’avviso ai sindacati: da questa Legge di Bilancio non aspettativi nulla.

Queste sono le condizioni, quindi, che l’Aran prospetterà ai sindacati nei prossimi giorni: spetterà a loro (Flc-Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda e Anief), stabilire se accettarle o rimandare il rinnovo 2019-21 a tempi migliori. L’impressione è che appena ministero per la Pubblica amministrazione e Mef daranno il loro assenso al passaggio dei 340 milioni del Mof sul Ccnl 2019-21, allora si potrà sottoscrivere il contratto scaduto a fine 2018: una firma che porterà, probabilmente attorno al mese di marzo, fino a circa 120 euro complessivi di aumento per i docenti e meno di 90 euro al massimo per gli Ata, più degli arretrati che si collocano tra i 2.000 e i 2.500 euro sempre a lavoratore.

In risposta alle parole del presidente dell’Aran ha parlato Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, secondo cui “il Governo deve in un modo o nell’altro fare fede agli impegni presi con il mondo della scuola e suoi lavoratori. Si chiuda subito, certamente, il contratto 2019/21, spostando i 300 milioni circa del Mof sul rinnovo e poi si proceda all’approvazione di importanti risorse per il successivo che parte dal 2022. Non vi sono altre soluzioni. A costo di rivedere i profili professionali nel Ccnl 2022/24”.

Pacifico ha aggiunto che lunedì 7 novembre l’Anief invierà i suoi “dossier sulle emergenze da affrontare: uno al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara e un altro, come Cisal, alla ministra Marina Elvira Calderone, proprio per fare in modo che nella legge di bilancio vi siano quelle risorse utili ad evitare che i nostri docenti e Ata continuino a vestire la maglia nera nell’UE in fatto di stipendi. Lo avevamo annunciato durante gli incontri. Certamente, se le cose non andranno in questo modo il nostro sindacato non rimarrà di certo a guardare”.

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