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Ripensare le classi di concorso: è necessario

Gentile Ministro Azzolina, la notizia veicolata sul mancato aggiornamento delle graduatorie ci spinge a riflettere sulla condizione della scuola e della PA in tempo di crisi.

La lentezza del sistema burocratico italiano non si scopre certamente oggi, ma dispiace che i principi di e-governance e digitalizzazione delle procedure siano ancora in una sostanziale incubazione. Se da una parte, tali processi esigono una certa tempistica, dall’altra è necessario utilizzare questa occasione per valutare criticamente gli errori del passato e aprire nuove strade. Tale momento di staticità coatta, non deve rappresentare un’attenuante circa gli avanzamenti del settore scolastico italiano, ma fornire un’irripetibile e concreta occasione di ripensamento.

L’Associazione Sociologi Italiani, volta alla tutela e alla valorizzazione della professione e della competenza sociologica, auspica che il mancato aggiornamento delle graduatorie possa essere, per lo meno, l’occasione giusta per inquadrare nuovamente la tabella delle classi di concorso.

Tale tema è stato da noi già affrontato e già comunicato al Ministero in passato, per tale motivo ci aspettiamo che stavolta qualcosa finalmente si muovi. Tra le tante richieste che sicuramente in questi giorni le saranno pervenute da più fronti, riteniamo che in questo momento tale tema non debba essere tenuto da parte, ma anzi sviscerato con cura e finalmente emendato.

Se da una parte le graduatorie non saranno riaperte, dall’altra diventa ancora più doveroso, specie per tutti i laureati in Sociologia, fornire un accesso più ampio e razionale alle classi di concorso per coloro che vogliono provare a intraprendere la carriera dell’insegnamento.

Al momento attuale i laureati in Sociologia possono insegnare “Filosofia e scienze umane” (A-18) e “Teoria e tecnica della comunicazione” (A-65). Non capiamo, francamente, perché risorse preziose come i sociologi a scuola non trovino ancora uno spazio più prolifico. Il sociologo può e deve essere una figura chiave sia come risorsa interna che esterna all’istituzione scolastica.

E’ innanzitutto necessario iniziare a fornire maggiori possibilità ai laureati nell’accesso all’insegnamento di altre discipline che sono area di interesse del sociologo. Chiediamo, pertanto, l’accesso dei laureati in Sociologia alle classi di concorso: A-21 Geografia (a cui possono accedere i laureati in filologia, linguistica, musicologia, antropologia, scienze religiose, scienze storiche, storia dell’arte, scienze dello spettacolo, finanza, economia, scienze del turismo e – giustamente – i laureati in scienze geografiche); A-46 Scienze giuridico-economiche (a cui possono accedere i laureati in servizio sociale e politiche sociali, ma non si capisce perché non i sociologi); A-19 Filosofia e storia (a cui possono accedere laureati in antropologia, pedagogia, scienze delle religioni). Rimane ancora da fare chiarezza tra le classi di concorso A-18 e A-65, in cui “Teoria della comunicazione” e “Tecniche della comunicazione” sono ambiguamente distribuite in due classi di concorso e non in una, non convergendo, per logica e contenuti, all’interno della sola A-65.

Inoltre, le classi di concorso dovrebbero tenere conto del percorso triennale dei laureati, nonché dei CFU conseguiti (o da conseguire) che dovrebbero essere parametri maggiormente utilizzati nell’accesso.

Chiediamo, dunque, un dovuto riconoscimento dei laureati in Sociologia con un intervento di ripensamento tempestivo in termini di accesso alle classi di concorso, nonché collaborazione come professionisti esterni. I sociologi sono attenti ai fenomeni emergenti dell’età adolescenziale, analizzando dinamiche familiari, territoriali e di devianza.

In ambito scolastico, le discipline in campo socio-pico-pedagogico dovrebbero occupare un ruolo di rilievo. Ciò appare lapalissiano a livello concettuale, ma ancora insufficientemente definito in termini di prassi e normative.

 

Associazione Sociologi Italiani

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