
Oggi, 4 ottobre, Rimini ha ospitato la 31ª Giornata Mondiale dell’Insegnante con il convegno “Scuola, radice di legalità”, svoltosi all’Hotel Aria. L’iniziativa, promossa dalla Gilda degli Insegnanti, ha posto l’accento sul ruolo della scuola come presidio di democrazia e luogo di formazione civica. Istituita dall’UNESCO nel 1994, la Giornata vuole valorizzare la professione docente e il diritto universale all’istruzione. L’edizione di quest’anno ha approfondito il legame tra educazione e legalità, richiamando la responsabilità delle istituzioni nel costruire una società più giusta. Tra i relatori, esponenti del mondo del giornalismo, della magistratura e dell’associazionismo hanno condiviso riflessioni sulla necessità di un’educazione capace di formare cittadini consapevoli e responsabili.
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Tra gli ospiti, Salvatore Borsellino, fratello del magistrato Paolo ucciso dalla mafia. Borsellino ha esordito accettando volentieri l’invito a parlare, sottolineando di conoscere bene il mondo della scuola poiché sua moglie ha sempre insegnato, fin da quando, subito dopo le stragi, si sono trasferiti da Palermo al Nord.
Ha espresso grande soddisfazione per essere intervenuto a un congresso di insegnanti. Ha evidenziato l’importanza cruciale dell’ambiente scolastico, citando lo scrittore siciliano Gesualdo Bufalino che affermava: “La mafia sarà sconfitta da un esercito di maestri elementari“. Borsellino ha spiegato che Bufalino menzionava i maestri elementari perché in alcune aree della Sicilia l’istruzione si fermava a quel livello per i ragazzi che erano destinati a lavorare nelle miniere di zolfo o nelle Saline. Per lui, la scuola è la trincea dove si combatte realmente la lotta per la giustizia e la verità.
Tuttavia, ha espresso disagio riguardo alla parola “legalità”, che nel contesto nazionale è purtroppo diventata troppo spesso uno slogan vuoto, utilizzato anche nelle scuole da conferenzieri o da persone che se ne servono per coprire i propri interessi e fare carriera. A sostegno di questa critica, Borsellino ha riportato il caso di una preside di una scuola situata in un quartiere particolarmente disastrato di Palermo, la scuola dello Zen, zona nota per l’alta densità mafiosa.



