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Scuola, comunità educante e democratica? Considerazioni sulle Nuove Indicazioni

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Partendo dalla premessa culturale generale delle Nuove Indicazioni, non possiamo non rilevare un dato che appare abbastanza emblematico dell’evoluzione della struttura organizzativa e gestionale della scuola italiana, a seguito delle riforme degli ultimi decenni che hanno determinato un vero e proprio mutamento genetico, cancellato i tratti di comunità educante democratica e professionale, per trasformarla in una sorta di “non-luogo”, privo di anima e di identità.

Un concetto, quello di “Comunità educante e democratica”, ribadito dall’articolo 32 del CCNL 2019/21 e smentito dalla realtà della normativa che, con l’introduzione della Dirigenza scolastica, ha creato un sistema di tipo verticistico, una piramide che è palesemente l’opposto di quella che, per definizione, dovrebbe essere una realtà comunitaria democratica, nella quale non dovrebbe essere ammessa una struttura gerarchica e, meno che mai, un vertice monocratico con poteri, di fatto, assoluti.

La conferma indiretta di una simile mutazione genetica già avvenuta, la rileviamo anche nel testo delle Nuove Indicazioni: “comunità educante e professionale” ricorre, infatti, abbastanza normalmente, di “democrazia” e derivati, invece, non sembra esserci traccia. Naturalmente non è una questione di termini o di forma, tuttavia, come si suol dire, a volte la forma è anche sostanza.

Come abbiamo già sottolineato durante l’incontro con la Commissione ministeriale, l’Associazione Nazionale Docenti vuole ribadire e rilanciare un’idea e una visione di governance della “Scuola comunità educante e democratica”, che non contempli alcuna gerarchia, se non quella derivante dall’esercizio della democrazia diretta, con l’elettività delle cariche di governo e autogoverno, compresa quella del preside, che sia a tempo e rieleggibile, non “a vita”.

Figura a dir poco “paradossale”, quella dell’attuale Dirigente scolastico spesso concentra su di sé sia la funzione di “pubblico ministero” che di collegio giudicante. Appare, pertanto, un po’ patetico il tentativo che si coglie nel testo delle Nuove Indicazioni, di mettere sullo stesso livello dirigenti, insegnanti, DSGA e personale ATA, pur sapendo che ciò non potrà tradursi in realtà possibile, permanendo un rapporto di evidente e innegabile subordinazione.

L’AND propone da tempo un nuovo modello di governance della scuola, ispirata alla Carta costituzionale. Una visione diametralmente opposta all’attuale che modifichi il paradigma organizzativo e di governance, passando dall’attuale struttura verticistica piramidale, a quella di tipo circolare.

È necessario orientarsi verso una leadership condivisa e distribuita, che trasformi innanzitutto la figura dell’attuale dirigente scolastico da autorità monocratica investita di un potere assoluto, a “primus inter pares” scelto democraticamente dal collegio dei docenti con libera procedura elettiva, che potrebbe comprendere anche le figure intermedie, i collaboratori del preside, pienamente legittimati nell’esercizio di compiti e relative responsabilità.

Una siffatta visione organizzativa e gestionale, restituirà centralità democratica e responsabilità di scelta all’organo preposto a tale funzione esaltando, in tal modo, lo spirito più autentico del principio stesso su cui si regge la vera scuola dell’autonomia.

Un sistema basato su una scuola democratica e autonoma, che ponga al centro, oltre agli studenti, la figura del docente, i “curriculum makers”, veri motori e anima dell’organizzazione scolastica e delle sue diverse articolazioni. In tal senso i docenti, dovranno essere necessariamente destinatari di un’autentica rivoluzione, sia dal punto di vista della professione, che della progressione della carriera, superando finalmente l’asfittica “piattezza” attuale, che in parte è causa e conseguenza delle tante criticità e profondo malessere in cui, ormai da troppo tempo, si dibatte la figura del docente.

Pio G. Sangiovanni, presidente nazionale AND