Home Politica scolastica Scuola da rilanciare, il Pd ci riprova con Zingaretti: servono investimenti

Scuola da rilanciare, il Pd ci riprova con Zingaretti: servono investimenti

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Sono passati quattro anni dalla presentazione del piano di rilancio della scuola da parte del Partito Democratico, allora guidato da Matteo Renzi: il progetto iniziale si chiamava “La scuola che cambia, cambia l’Italia”, era il febbraio del 2015 e si trattava del prologo di una grande riforma dell’istruzione pubblica. Di lì a qualche mese la proposta confluì nella contestatissima Legge 107/15.

La riforma Renzi e la contestazione

Di quel Pd è rimasto ben poco. Prima la leadership di Governo è passata a Gentiloni. Poi, perse le elezioni, il partito si è posizionato all’opposizione. Ammettendo, per bocca dello stesso Matteo Renzi, che sulla riforma della scuola si è sbagliato, soprattutto nel comunicare le novità in arrivo: chiamata diretta, bonus merito e aggiornamento, nuovo reclutamento, più ore di alternanza scuola-lavoro e altro ancora.

Nel frattempo, il Partito democratico ha cambiato faccia. E, da qualche giorno, anche segretario.

Ora, dopo avere dominato le primarie, alla sua guida c’è Nicola Zingaretti, che mantiene la carica di governatore del Lazio.

Zingaretti, sin dalle prime uscite pubbliche ha menzionato la scuola come uno dei pilastri della sua politica.

Nicola Zingaretti, nuovo segretario del Partito Democratico

La scuola come terzo pilastro

“Noi vogliamo salvare l’Italia e offrirle una nuova prospettiva, nei prossimi giorni proseguirò al Sud il mio viaggio per l’Italia con il terzo pilastro, la scuola, per la quale ci vogliono investimenti”, ha detto qualche giorno fa il neo segretario Pd ad Anagni, in provincia di Frosinone, nel corso di una conferenza stampa tenuta in una fabbrica salvata e riconvertita.

Un concetto, quello di dovere investire nell’istruzione pubblica, che il governatore del Lazio aveva espresso già a gennaio, nel corso della campagna delle primarie.

Ecco, per cambiare davvero marcia, per risalire la china, è bene che il Pd non commetta però lo stesso errore: stavolta il “popolo” della scuola chiede chiarezza e, soprattutto, non sopporterebbe l’imposizione di norme discutibili.