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Scuola h24 senza distinguere licei e tecnici, Dionigi: “Pagare meglio i docenti, oggi sono badanti. Darei le chiavi agli alunni”

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Il latinista ed ex rettore dell’Università di Bologna, Ivano Dionigi, in un’intervista a Il Corriere della Sera, ha parlato di scuola, argomento del suo libro appena uscito. Lo studioso ha lanciato alcune proposte innovative per cambiarla.

“La scuola non serve per far imparare un mestiere”

Ecco cosa ha detto: “È un delitto dividere le scienze dagli studi classici, dipinti come conservatori, inutili. Non si può pensare solo a un sapere tecnologico perché la cultura è usare linguaggi molteplici. Nel libro sostengo che Prometeo deve coabitare con Socrate, il novum, che oggi è soprattutto tecnologia e immigrazione, con il notum della storia. Lo diceva anche Steve Jobs: servono figure di ingegneri rinascimentali, altrimenti non si va da nessuna parte”.

“Io auspico una scuola attiva 24 ore su 24 senza distinzioni tra istituti, professionali, tecnici o licei. La scuola h 24 dei ragazzi. Io darei le chiavi in mano agli studenti, con insegnanti che però andrebbero pagati meglio mentre oggi sono ridotti a badanti. Sarebbe anche una prevenzione per tanti problemi sociali. La scuola non serve per far imparare un mestiere, che magari quando si finisce non esiste già più, ma per attrezzarsi. Bisogna imparare continuamente. Nonostante tutto abbiamo ancora una scuola tra le migliori d’Europa, quelle degli Usa fanno ridere”, ha aggiunto.

Al posto delle tre I della riforma Moratti, informatica, impresa e inglese, l’esperto propone altre tre i, interrogare, intelligere, invenire: “Interrogare vuol dire fare domande, sviluppare senso critico, avere un rapporto con i professori, anche orale. Di intelligere ho già detto, invenire è riscoprire quanto abbiamo seppellito. Oggi con Wikipedia e Chatbot trovi tutto, ma bisogna saper cercare”.

Orientamento, licei battono tecnici

Sono ancora i licei ad essere prevalentemente scelti dai ragazzi in uscita dalla secondaria di primo grado, confermando la tendenza degli ultimi anni, a scapito dell’istruzione tecnico-professionale. Come ha riportato ‘Il Sole 24 Ore’, qualche mese fa, secondo le nuove rivelazioni fornite da Unioncamere su dati Excelsior, Mim e AlmaDiploma, da qui al 2028, se i tassi di scelta dovessero restare gli stessi rischieremmo di avere fino a 64mila liceali in più rispetto al fabbisogno espresso dalle aziende e fino a 133mila in meno con un diploma di istituto tecnico o professionale.

Fino al 2028 le aziende chiederanno mediamente ogni anno tra i 343mila e i 390mila lavoratori con un diploma di secondo grado, per un totale di 1,7-1,9 milioni di unità di personale in cinque anni. Ma mentre per i liceali vengono stimati tra i 25mila e i 30mila posti di lavoro annui da coprire, a fronte di una offerta di 94.800 diplomati, per i diplomati tecnici-professionali si prevede un numero compreso tra 182mila e 207mila lavoratori a fronte di 156mila in uscita da questi indirizzi. Da qui la stima di una carenza di diplomati che varierà tra i 26mila e i 51mila all’anno.

Sempre secondo ‘Il Sole 24 Ore’ la carenza di diplomati più marcata sarà nell’indirizzo amministrazione, finanza, marketing, seguito da meccanica, meccatronica ed energia e in quello socio-sanitario. A questi vanno poi aggiunti i percorsi di istruzione e formazione professionale triennali e quadriennali con una carenza di lavoratori tra i 66mila e gli 83mila, in particolare criticità per gli indirizzi edile ed elettrico. Ma a soffrire potrebbero essere anche gli indirizzi meccanico, amministrativo-segretariale, servizi di vendita, agricolo/agroalimentare.

Non va meglio per gli Its Academy, due diplomati su tre non si trovano. Un allarme diffuso, mancati guadagni, meno competitività per il Paese e perdita di valore aggiunto. Da qui il tentativo del governo a “spingere” sempre più verso scelte tecniche a scapito dei licei.