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Scuole chiuse, caro ministro Azzolina: mi aspettavo di più dal suo discorso al Senato

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Ho seguito ieri pomeriggio l’intervento alla Camera della ministra Azzolina.

E, lo devo ammettere, mi aspettavo ben di più.

Parlo di una voce chiara che aiuti tutto il mondo della scuola ad avere informazioni certe sul presente e sul prossimo futuro.

A parte, mi pare, la notizia sugli esami di maturità, con commissari tutti interni e presidente esterno, solo parole di circostanza.

E’ ovvio, comprendiamo tutti la complessità di questa emergenza, con i mille problemi che sono sollevati dai deputati intervenuti nel dibattito (non sempre tutti informati, però, della situazione della scuola reale).

Insomma, chi è in prima linea, cioè presidi, docenti, studenti, genitori, personale: tutti aspettavamo parole chiare per il presente e per il futuro.

L’impressione è che si navighi a vista, che manchi una visione a medio e lungo termine.

Lo ripeto, non è facile, ma è doveroso per chi ha responsabilità di sistema.

Chi è in prima linea non può, cioè, rincorrere i vari decreti, note, ordinanze dei vari livelli della pubblica amministrazione.

Non può perdere i giorni ad inseguire le notizie dell’ultimo minuto.

C’è, invece, la necessità di una regia che governi il contesto centrale e poi i contesti periferici, con poche informazioni, ma certe.

Perché i giorni passano, ma le incertezze e le domande senza risposta aumentano.

Sapendo che, anzitutto, è la salute di tutti, è la vicinanza a ciascuno che contano.

Poi la scuola, con tutti i limiti che conosciamo, deve fare la propria parte, cioè garantire il massimo di formazione e di interazione possibile con studenti e famiglie.

Anche oltre le norme in vigore.

Chi è in prima linea, per dirla tutta, si trova come lasciato a se stesso, alla sua buona volontà. Senza nessuna copertura normativa, a parte la nota di Max Bruschi , sugli aspetti critici di questa didattica a distanza.

A livello di governo ci vorrebbe, anzitutto, una “legge quadro” da concordare in una cornice di “solidarietà nazionale” e da approvare in fretta. Poi ogni ministero, con un decreto attuativo, dovrebbe con ordinanza ministeriale disciplinare questa didattica a distanza, comprese precise indicazioni sul servizio minimo delle scuole, sul lavoro agile per le segreterie e decisioni per coloro che non fossero in servizio (giorni da convertire in ferie, per equità).

Rimangono gli investimenti, ben oltre gli 85 milioni di euro, ed il vincolo di spesa per i docenti, visto il bonus di 500 euro, di procurarsi il materiale personale.

Non possiamo, cioè, ancora rincorrere la buona volontà, la grande passione e dedizione del personale della scuola, lasciando a chi vuole nascondersi di continuare a farlo: se l’emergenza impegna tutti, tutti devono essere impegnati.

Insomma, c’è bisogno di chiarezza, di una responsabilità visibile, e dell’impegno di tutti.

L’emergenza è emergenza, per tutti.