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Scuole paritarie, né di serie B, né di serie A: giocano un campionato diverso

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Forza Italia corteggia le scuole paritarie, le ascolta, promette; però ha lasciato in panchina i titolari Gelmini e Aprea (indimenticabili ma usurati e forse impresentabili) e si è affidata alle riserve Lonardo, Galloni ed altri. Così ieri – 14 marzo – ha presentato al Senato la sua “mozione a sostegno del Comparto Scuola”.

In realtà a FI interessa non tutto il Comparto Scuola, ma solo il segmento (10-12% del totale) delle scuole paritarie. Infatti la senatrice Lonardo ritiene “Inaccettabile che gli insegnanti delle paritarie non abbiano accesso al Concorsone” e chiede al governo di “Considerare il servizio svolto nel primo ciclo delle scuole paritarie alla stregua di quello effettuato negli istituti pubblici statali”.

Ma questa richiesta è demagogica e assurda, oltre che illogica e provocatoria. Infatti nelle paritarie si entra non per concorso o graduatorie (cioè sostanzialmente per merito, misurato con certe modalità), ma per chiamata diretta del Padre Rettore, o della Madre Superiora, e-o su segnalazione del Parroco o del Vescovo, a volte anche del Monsignore o del Cardinale. E bisogna avere certi comportamenti di conformità alle indicazioni religiose (buoni, pii ed osservanti cattolici secondo dei protocolli ad hoc). Comunque entrare nelle paritarie è – per alcuni – più semplice, facile, agevole ed economico, non richiede trasferimenti lontano da casa o al Nord.

La stessa sen. Lonardo argomenta: “Il governo non chiuda gli occhi e faccia la sua parte: non esiste una scuola di serie A e una di serie B”. In proposito, governo e ministro Bussetti non sembrano all’altezza della situazione e dei problemi della Scuola, ma sul punto specifico non possono essere criticati: perché mai dovrebbero svantaggiare i docenti delle statali rispetto a quelli delle paritarie che hanno scelto liberamente la via inizialmente più facile e comoda delle scuole paritarie?

Sarebbe un po’ come se il Colonnello comandante della Guardia svizzera pontificia pretendesse di partecipare alla selezione per diventare Generale dell’Esercito o dei Carabinieri o dei Servizi!

Poi la battuta sulla scuola di serie A o B è appunto una battuta, non ha consistenza argomentativa; le paritarie non sono né di serie A, né di serie B, ma fanno parte di un campionato tutto loro, parallelo, diverso anche se riconosciuto formalmente dalla l. 62/2000. Infine le paritarie sono pacificamente e mediamente al disotto delle statali, lo dicono i confronti internazionali, la provenienza e le aspettative degli iscritti, poi la migrazione dei docenti dalle paritarie verso le scuole statali lo conferma in modo lapalissiano.

 

Vincenzo Pascuzzi