Home I lettori ci scrivono Si vuole scardinare l’idea di Scuola Nazionale

Si vuole scardinare l’idea di Scuola Nazionale

CONDIVIDI

Lettera aperta al Presidente del Consiglio Matteo Renzi

e p.c.

al Presidente della Repubblica On. Sergio Mattarella

 al Ministro della Pubblica Istruzione Stefania Giannini

Agli Organi di stampa

Alle OO.SS.

Sig. Presidente,

 

avevamo già espresso il nostro dissenso al progetto della Buona Scuola, partecipando al dibattito che ha coinvolto, inutilmente, la Scuola italiana.

Oggi, torniamo ad esprimere la nostra indignazione nei confronti del DdL sulla Scuola e, in particolare, nei confronti del Governo che, sordo alle istanze che si sono levate dal mondo della Scuola, ha sferrato il colpo mortale alla reale e attuale Buona Scuola.

 

1) E’ davvero inaccettabile la “scelta” dei docenti da parte del dirigente, sentito il collegio. I nostri avi hanno lottato con le armi in mano per liberare l’Italia dalla fetida cancrena della dittatura fascista, che si arrogava il diritto di scegliere i docenti e di non rinnovare contratti agli “INDESIDERATI”. Quale Dirigente sceglierebbe una donna che, nell’arco del triennio, potrebbe entrare in gravidanza? Quale Dirigente sceglierebbe un lavoratore con patologie degenerative? Quale Dirigente sceglierebbe un docente con diverso orientamento ideologico-culturale? Mentre la politica, faticosamente, cerca di arginare il fenomeno della corruzione sempre più dilagante, il governo distrugge un sistema trasparente di graduatorie sulla base di criteri misurabili uguali per tutti e su tutto il territorio nazionale che, negli anni, ha assicurato legalità all’Istituzione della Scuola statale.

Le graduatorie, signor Presidente, con indicatori precisi, stabiliti uguali su tutto il territorio nazionale, potranno assicurare da Nord a Sud la stessa natura giuridica del contratto.

2) Esprimiamo dissenso e grande preoccupazione nei confronti della “precarizzazione”, nel tempo, di tutti i docenti. Sulla base del DdL, art. 7 comma 4, i docenti di ruolo che chiederanno trasferimento o perderanno cattedra non avranno alcun diritto alla titolarità, verranno inseriti negli albi territoriali regionali e, nella migliore delle ipotesi, potranno sperare di ricevere da un Dirigente una proposta di incarico che, comunque, avrebbe sempre una durata triennale. Alla fine del triennio i docenti, se non riconfermati, dovranno elemosinare un nuovo incarico per un altro triennio e così per sempre!

La mobilità del docente, che, per ragioni familiari o personali, decide di costruire un nuovo progetto di vita, non dovrebbe essere negata, se davvero crediamo in uno Stato attento alle esigenze o alle necessità della persona e in una Scuola nazionale statale e uguale per tutti, da Nord a Sud. Il senso di precarietà, nel quale il docente (inserito nell’albo territoriale) si troverà a vivere, non gli consentirà di porre radici in un luogo. La sua condizione sarà quella del migrante, sempre pronto a cambiare e ricominciare!

3) Riteniamo sconsiderato un piano di assunzioni indiscriminato senza concorso. Se davvero non è la Corte di giustizia europea, come Lei afferma, a richiedere queste assunzioni, perché il Governo si impegna ad assumere senza concorso? Dove sta il merito che tanto viene sbandierato? Perché i giovani che hanno completato i loro studi con grandi sacrifici in termini economici non potranno entrare nel mondo della Scuola, fino a quando non si completeranno le assunzioni dei precari?

4) Vogliamo essere valutati, ma con indicatori chiari, precisi, misurabili e stabiliti su tutto il territorio nazionale! Le deleghe al Governo in materia di valutazione non le possiamo accettare, poiché l’incompetenza del governo su temi educativo-didattici è dimostrata dall’assoluta assenza di un modello educativo di Scuola che stia alla base del DDL. Non ci spaventa la competizione per il merito, abbiamo dimostrato, negli anni, di saper lavorare con serietà e in modo collegiale. Riteniamo davvero incredibile che soltanto una minima percentuale di docenti possa essere considerata degna di accedere al bonus per merito. La meritocrazia, in un sistema educativo democratico, nel quale i docenti sono invitati a lavorare in team e ad educare gli altri alla collaborazione, non dovrebbe esistere. La Buona Scuola non può e non deve incentivare la rivalità e l’arrivismo all’interno del corpo docente, che dovrebbe, invece, testimoniare in modo credibile i valori su cui si fonda la convivenza civile. Rinunciamo volentieri all’elemosina destinata ai pochissimi professori meritevoli, vogliamo, piuttosto, offrire un futuro migliore a quanti hanno la sfortuna di lavorare e vivere in contesti difficili e disagiati. Chiediamo, però, il rispetto del contratto, bloccato da anni.

5) Siamo d’accordo nel migliorare il piano dell’offerta formativa con arte, musica, inglese,… ripristinando, così, quelle discipline che erano state decurtate o, addirittura, cancellate dalla riforma Gelmini.

6) L’alternanza scuola-lavoro, signor Presidente, non è affatto una novità. Da anni il nostro Liceo si occupa di Alternanza, quale modalità formativa ben integrata con la didattica curriculare. L’Alternanza è quella dimensione del sapere pratico che la politica ha pensato di eliminare, privando gli Istituti tecnici e professionali delle ore di laboratorio!

 

E’, però, alquanto improbabile consentire esperienze di Alternanza Scuola Lavoro, per il monte ore da Lei individuato, a tutti gli studenti degli Istituti Superiori, in territori nei quali la presenza di aziende è ridotta al minimo o del tutto inesistente. Anche le campagne di scavo alle quali abbiamo avviato i nostri giovani in passato e per le quali siamo riusciti a suscitare grande interesse, hanno potuto accogliere numeri minimi di studenti. In ogni caso, l’Alternanza, se non finanziata, come accaduto proprio quest’anno al nostro Liceo, rischia di rimanere sulla carta.

Da Torino a Palermo la Scuola ha contribuito a far nascere una Nazione, oggi, invece, proclamando la parola magica “Autonomia”, si vuole scardinare l’idea di Scuola Nazionale, che offra uguali opportunità per tutti gli studenti dal Nord al Sud.

Siamo certi che Lei, signor Presidente, non ascolterà neanche questa volta il nostro appello, per questo motivo ci rivolgiamo al Presidente della Repubblica, on. Sergio Mattarella, perché possa far sentire la Sua voce.

Da parte nostra continueremo la nostra protesta nei limiti di legge, e continueremo, come sempre, ad avere a cuore le sorti della nostra Buona Scuola.