
L’uso precoce dei social network incide negativamente sulle competenze relative alla lingua italiana e alla matematica degli adolescenti. Gli studenti che aprono un profilo social in prima media ottengono punteggi mediamente più bassi nelle prove standardizzate di italiano e matematica rispetto a chi aspetta i 14 anni.
E’ questo, in estrema sintesi, il risultato di una ricerca condotta da un gruppo di studio dell’Università di Milano-Bicocca con l’Università di Brescia, l’associazione Sloworking e il Centro Studi Socialis e con il finanziamento della Fondazione Cariplo.
I risultati della ricerca sono stati diffusi in occasione di un convegno svoltosi nella giornata del 28 febbraio presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca.
L’indagine ha coinvolto più di 6.600 studenti del secondo e terzo anno delle scuole secondarie della Lombardia e avvale dei dati raccolti con un questionario e di quelli scolastici ufficiali derivanti dagli esiti delle prove Invalsi.
La ricerca mostra che un uso precoce dello smartphone incide in modo molto significativo sugli esiti di apprendimento.
Nei giorni scorsi il quotidiano Il Sole 24 ore aveva già anticipato una parte dei risultati della ricerca evidenziando che è stata rilevata una correlazione significativa fra uso precoce dello smartphone le condizioni socio-culturali della famiglia di appartenenza: in altri termini la ricerca evidenzierebbe che le famiglie di più bassa condizione sociale tendono a consentire un uso più precoce dello smartphone.
Il Ministro Valditara ha subito colto l’occasione per dichiarare che “i risultati della ricerca rappresentano un’ulteriore conferma della bontà e necessità della nostra decisione, coerente con le nuove Linee guida per l’Educazione civica e formalizzata in una circolare dello scorso luglio, di vietare l’uso dei telefonini in classe, anche per fini educativi, nelle scuole del primo ciclo”.
Ma non tutto il mondo accademico è d’accordo su questa linea.
Il pedagogista Cristiano Corsini, per esempio, sostiene: “Le affermazioni di Valditara mi sembrano un po’ fuori luogo perché si fa confusione tra correlazione e rapporti di causa-effetto. In realtà, per parlare di effetto esercitato da una determinata variabile su un’altra è necessario controllare l’impatto di altre variabili potenzialmente intervenienti e operare con disegni sperimentali (nel caso, quasi sperimentali) e/o con approcci misti. In questo modo si rischia di banalizzare la portata informativa di un lavoro sicuramente utile a comprendere un fenomeno rilevante”.