
Stephen King, maestro del brivido e uno degli autori più letti al mondo, dai cui romanzi sono stati realizzati film dal successo strepitoso, viene regolarmente censurato 206 volte nel solo anno scolastico 2024-2025, specie in Texas, Florida e Tennessee, con procedura bacchettona, considerato che nelle librerie è sempre possibile acquistare i suoi romanzi e dunque leggerli e diffonderli.
E lui, commentando il nuovo rapporto del Pen Club America, che lo incorona “lo scrittore più censurato del Paese”, ha dichiarato: “Ora sono l’autore più bandito negli Stati Uniti con 87 libri. Posso suggerire di prenderne uno e vedere di che cosa si lamentano? I censori moralisti non sempre ottengono ciò che vogliono. Questa è ancora l’America, dannazione”.
Secondo l’organizzazione americana che si batte per la libertà d’espressione, i suoi romanzi sono stati banditi in 206 casi diversi nel solo anno scolastico 2024-2025, in particolare negli Stati di Texas, Florida e Tennessee.
L’America delle sterminate praterie, metafora delle gradi libertà di pensiero, dove Jack Kerouac indicava percorsi mai individuati dalle giovani generazioni, quella a cui la cultura europea guardava, mentre le dittature infierivano sull’arte, bruciando libri e costringendo alla fuga decine di intellettuali, si ritrova oltre che bacchettona, bigotta, conservatrice, ignorante.
Infatti, oltre a King, censurati nelle scuole sono altri autori contemporanei, come Ellen Hopkins, Sarah J. Maas perché i temi che trattano riguardano l’identità di genere, la sessualità, le migrazioni, la violenza e le discriminazioni.
Queste scuole, in altri termini, vorrebbero nascondere il solo con crivello, considerato che i temi di cui questi scrittori si fanno portavoce sono parte inscindibile della società, l’attraversano e pure la dilaniano, per certi versi. Censurare chi ne affronta le problematiche con l’arte della letteratura è una ignominia che in ogni caso col tempo verrà superata, come la storia insegna e come è accaduto dopo l’invenzione da parte della Chiesa dell’”Indice dei libri”. Si tratta solo di tentare di rallentarne la diffusione.
In Usa intanto, il Pen Club denuncia anche un sistema in cui i dirigenti scolastici vengono intimiditi da pressioni politiche, minacciati persino di tagli ai finanziamenti se non adeguano le biblioteche alle preferenze ideologiche dominanti. La stessa associazione parla di una crescente “militanza censoria” da parte dei politici.
Nel corso dell’ultimo anno scolastico, si legge nella nota pubblicata da Rainew24, sono stati 6.870 i casi di censura registrati nelle scuole statunitensi, in calo rispetto al picco di oltre 10.000 dell’anno precedente, ma ancora ben al di sopra dei livelli pre-2022. La Florida si conferma lo Stato più attivo nella rimozione di libri, con circa 2.000 titoli banditi.




