Home Attualità Stop alla carriera alias a scuola in Lombardia, boom di critiche: FdI...

Stop alla carriera alias a scuola in Lombardia, boom di critiche: FdI ritira e rinvia la mozione

CONDIVIDI

La mozione che spinge verso l’abolizione della carriera alias a scuola in Lombardia non verrà presentata domani, 4 luglio, come previsto. Ad annunciarlo, come riporta La Repubblica, è stato il capogruppo di Fratelli d’Italia al Pirellone Christian Garavaglia.

“La mozione verrà ritirata e rinviata”, l’annuncio alla vigilia della seduta del Consiglio regionale che avrebbe dovuto esaminare, domani, il testo presentato dal consigliere regionale di FdI lecchese Giacomo Zamperini. Non si conoscono, al momento, le ragioni dietro questo cambio di passo improvviso.

Prima di consegnare la mozione quest’ultimo aveva sostenuto che “la carriera alias rappresenta un grave pericolo in quanto cancella il vero significato del concetto di identità lanciando un messaggio sbagliato, secondo il quale ognuno potrebbe autodeterminare il proprio genere. In realtà, l’identità è innata in ogni persona con le proprie specificità e sensibilità, le quali devono essere conosciute, accettate, custodite e rispettate”. Ciò che è certo è che la decisione di agire in questo senso è stata osteggiata sin dal primo momento da più parti.

M5s: “Modo di fare politica subdolo e vigliacco”

Numerose sono state le reazioni: il primo ad insorgere è stato il Movimento Cinque Stelle della Lombardia, chiedendo che venga ritirata “l’ennesima vergognosa mozione di Fratelli d’Italia” che impegna la giunta a “intervenire contro la diffusione dei regolamenti scolastici sulla carriera alias”. “Aspettano la chiusure delle scuole – ha commentato la consigliera del M5S Paola Pizzighini – per portare in Aula una mozione infame che avrebbe mobilitato studenti delle scuole secondarie e delle università, ma se pensate che non esista un’opposizione vi sbagliate”.

“In Lombardia registriamo ancora un modo di fare politica subdolo e vigliacco da parte di Fratelli d’Italia. Alla chetichella, mentre i lombardi sono al mare o in montagna e le scuole ferme, i consiglieri regionali del partito di Giorgia Meloni hanno depositato una mozione che chiede un intervento della giunta Fontana contro la diffusione dei regolamenti scolastici sulla carriera alias. In sostanza si vuole togliere l’opportunità per gli studenti transgender – che quindi non si riconoscono nel genere assegnato alla nascita – di vedere riconosciuta la propria identità di genere presso gli istituti scolastici o le università. Una porcheria in piena regola, che calpesta l’autonomia scolastica ma soprattutto i diritti di giovani concittadini che magari stanno affrontando un percorso non sempre facile e compreso. Purtroppo Fratelli d’Italia si conferma una forza politica senza pudore quando si parla di diritti civili. Come Movimento 5 Stelle, condanniamo senza riserve questo documento che è l’istantanea perfetta dell’intolleranza e dell’approccio retrivo su certi temi dell’attuale maggioranza di governo”. Così in una nota i deputati e i senatori M5s in commissione Cultura e Istruzione di Camera e Senato. 

Udu: “Mozione sbagliata che ci disgusta”

Dura anche l’Unione degli Universitari: “Altro che capricci, la carriera alias è un diritto fondamentale che permette di esprimere a pieno la propria autodeterminazione. La carriera alias è infatti funzionale all’inclusione e al diritto allo studio per le persone che ne vogliano godere, in un ambiente non privo di ostilità e discriminazioni come quello universitario. La mozione è sbagliata e ci disgusta” afferma la coordinatrice nazionale dell’UDU, Camilla Piredda.

“I consiglieri di Fratelli d’Italia – dichiara Marta AndreolettiCoordinatrice dell’UDU Milano – sono disinformati. Vogliamo avvisarli che tutti gli atenei pubblici della Lombardia hanno attivato la carriera alias e non solo l’Università di Milano: sono colpevoli anche Bicocca, Politecnico, Pavia, Brescia, Bergamo e Insubria. A loro ricordiamo che la Regione non ha alcuna competenza sui rapporti civili e ribadiamo come debbano tenere giù le mani dai diritti faticosamente acquisiti”.