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Super green pass e discriminazioni a scuola: se ne sentono di tutti i colori

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Il super green pass ha tagliato fuori gli adolescenti non vaccinati da tutte le attività ricreative e sportive, con discriminazioni che da un lato suscitano indignazione, dall’altro sembrano assorbite nell’indifferenza della “nuova normalità”.

A leggere le cronache locali, troviamo ogni giorno qualche segnalazione di episodi che in pre-pandemia avremo ritenuti folli o del tutto inimmaginabili nella scuola, dove valori come inclusione, rispetto, senso della comunità erano i pilastri fondamentali.

Episodi di esclusione e di indottrinamento

No super green pass, no piscina: studenti costretti al corridoio” titola un giornale di Modena (La Pressa). In un liceo, chi non ha il certificato verde deve recarsi a scuola, ma non può partecipare ai corsi di nuoto insieme ai compagni, perché è vietato l’accesso alla piscina. Gli studenti che non hanno i requisiti richiesti per la pratica sportiva, restano ad aspettare in corridoio. L’assurdo è che, durante l’attività didattica in aula, stanno nel banco vicino ai compagni, ma non possono partecipare alle altre attività previste dal percorso scolastico. O certificato verde o niente. Non importa che siano in buona salute, e che la negatività al Covid possa essere certificata con un tampone.

Vaccinato? Prendi voti più alti. Non hai il Green Pass? Niente uscite didattiche” titola Il Giornale di Udine. “Ci giungono segnalazioni ormai quasi quotidiane –si scrive nell’articolo-sulle perpetuate azioni discriminatorie che si consumano negli istituti scolastici a danno degli alunni che non hanno aderito alla campagna vaccinale contro il Sars-CoV2”. Sono gli studenti delle superiori a lamentare che alcuni insegnanti, per spingere gli studenti a vaccinarsi, usano l’arma di ricatto del voto, tanto ormai tutti sanno chi è vaccinato e chi no. Anche la didattica sarebbe indirizzata a favorire la vaccinazione, con lezioni specifiche e dibattiti “propagandistici”. Che ci siano libri di testo già belli e fatti allo scopo è stato segnalato nei giorni scorsi anche da altre fonti. La discriminazione è particolarmente odiosa per i ragazzi quando riguarda uscite didattiche, mostre, teatri, auditori, sale cinematografiche. Gli studenti senza super green pass restano esclusi. Se non cambiano presto le norme, la scuola tradisce la sua missione di educare alla civile convivenza, provocando nei giovani pericolosi sentimenti di rancore. 

Gli appelli contro le discriminazioni

Migliaia sono state negli ultimi due mesi le segnalazioni alle istituzioni di genitori o di associazioni di genitori. Per primo è stato il Garante della Provincia autonoma di Trento a denunciare le “assurde e dannose vessazioni” imposte agli adolescenti, le “gravi, violente ed ingiustificate limitazioni ai diritti fondamentali di tantissimi ragazzi e delle loro famiglie”, un “un generale clima di smarrimento e confusione ed una pericolosa frattura nelle relazioni tra i cittadini stessi”. Poco dopo anche in Toscana e Liguria i rispettivi Garanti dei minori sono intervenuti con due forti appelli al governo e alle istituzioni, per porre rimedio rapidamente a ogni forma di discriminazione anche indiretta sia nello sport sia a scuola, sottolineando che la condizione vaccinale delle persone di minore età non può essere un discrimine al godimento di diritti costituzionali riconosciuti.

Se i figli vogliono vaccinarsi “i genitori li ascoltino”

La pensa un po’ diversamente Carla Garlatti, nominata a novembre scorso dai presidenti di Camera e Senato quale Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza. In un comunicato del 15 febbraio si è espressa nel senso che i “I genitori devono tenere conto della volontà dei ragazzi”. “Negli ultimi giorni sono arrivate diverse segnalazioni da parte di genitori che lamentano la discriminazione dei propri figli non vaccinati nell’esercizio dei diritti all’istruzione, allo sport, allo svago e alla cultura. Premesso che, allo stato, per disposizione di legge, per svolgere alcune di queste attività è necessario possedere il green pass rafforzato, è evidente che l’esclusione è l’inevitabile effetto di una scelta operata dagli stessi genitori. Non mi esprimo su queste scelte, né su quelle a carattere sanitario attinenti alla salute pubblica frutto di una valutazione degli esperti del Comitato tecnico scientifico. È invece mio compito guardare alla questione dal punto di vista dei minorenni. Per questo chiedo ai genitori di ascoltare i loro figli a proposito della volontà di vaccinarsi”.

Chi ha la responsabilità genitoriale può fare una scelta autonoma

Non è nuova la tesi che attribuisce ai genitori no vax la “colpa” delle restrizioni subite dai figli. In disaccordo con tali posizioni, espresse da politici locali, si dichiara in un comunicato la presidente AGe Modena 2014, Maria Bonazzi. “Il messaggio che risuona in modo evidente –scrive- è che sarebbero le istituzioni a conoscere e scegliere cosa sia bene per i bambini e i ragazzi, facendo applicare le proprie decisioni senza considerare, per chi esercita la responsabilità genitoriale, la possibilità di una scelta autonoma che possa prevedere anche un dissenso, senza peraltro subire conseguenze fortemente discriminanti come quelle attualmente vigenti. Questa modalità impositiva, oggi applicata con finalità di presunta prevenzione, rischia di diventare paradigma utilizzabile per altre finalità, diverse dalla salvaguardia della salute pubblica. Si invitano tutti: cittadini, istituzioni e altre realtà sociali organizzate, a farsi carico dell’impegno necessario ad ottenere la cessazione immediata di ogni discriminazione nei confronti di minorenni non vaccinati ed il superamento di ogni strumento che ingiustamente favorisca tale condizione”.

Chi esagera

In una recente trasmissione televisiva si discuteva appunto degli adolescenti senza vaccino che si trovano a essere discriminati, che non possono avere una socialità, andare in palestra, prendere l’autobus…“Che vadano a piedi!” ha esclamato la parlamentare europea del Pd Elisabetta Gualmini, diventando lo zimbello del web. Uscita infelice che assomiglia un po’ al “Non hanno pane, mangino le brioche” attribuita a Maria Antonietta.