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Svezia, altro che parità di genere: le impiegate statali guadagnano l’88% in meno degli uomini

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C’era una volta la Svezia della parità tra uomini e donne. Anzi, tra donne e uomini. Perché in quella terra del Nord Europa il genere “rosa” per tanti anni è stato considerato un valore da salvaguardare. A costo di anteporlo al genere maschile. Persino dieci giorni fa il ministro dell’Economia Borg ha annunciato prossimi provvedimenti legislativi perché nelle stanze dei bottoni del settore privato le donne abbiano maggiore spazio e più responsabilità.
Qualcosa però non deve essere andata nel verso giusto nella parte pratica dei provvedimenti svedesi. Perché da un recente studio dell’Agenzia svedese per l’impiego governativo risulta che gli stipendi dei maschi sono di gran lunga maggiori di quelli delle femmine. Il picco di disparità è stato raggiunto all’interno dei ministeri delle Pari opportunità (ironia della sorte…) e dell’Istruzione, dove la differenza tocca l’88 per cento. Decisamente alta anche la disparità stipendiale nei dicasteri degli Esteri e della Cultura, dove lo stipendio medio delle lavoratrici è inferiore dell’83 per cento a quello degli impiegati maschi. In media, nel pubblico impiego le donne che lavorano nello Stato guadagnano l’88 per cento in meno dei loro colleghi uomini.
Sono cifre dure da digerire per la Svezia, considerata da sempre la patria della parità tra generi. Lo studio, riportato dal giornale The Local, cita anche il caso dei sei dipendenti degli uffici del Governo che guadagnano oltre le centomila corone (circa 15 mila euro): ebbene tutti e sei gli impiegati sono uomini.
Più in generale il gap tra i generi nel settore pubblico nel settembre del 2012 era del 10.3 per cento. La statistica si consola affermando che nel tempo la disparità di trattamento tra uomini e donne nel paese scandinavo è migliorata. E sostenendo che si può fare ancora qualcosa per avvicinarsi ad una maggiore parità, perché vi sono delle precise cause che spiegano il gap: “Due fattori in particolar modo concorrono a creare disparità – afferma lo studio – il fatto che le donne ricoprano ruoli con mansioni più basse e il fatto che più degli uomini tendano a ricorrere al part time”. Due fattori importanti, ma non tali da giustificare un gap così elevato.