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Università, per dire no a tagli e manovra arrivano gli esami in notturna

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Sta entrando nel vivo la protesta dei ricercatori, affiancati da docenti e personale amministrativo accademico, contro l’impianto del disegno di legge Gelmini e ai tagli imposti dalla Legge133/08, confermati dall’ultima manovra Finanziaria varata dal Governo ed ora in discussione nella aule parlamentari: dopo le manifestazioni e le occupazioni dei rettorati, a seguito di sentite assemblea d’ateneo alcune delle maggiori Università italiane hanno deciso di adottare delle forme di protesta alternative a quelle cui eravamo abituati. A capitanare la contestazione non poteva che essere il più grande ateneo d’Europa, quello romano della Sapienza, dove nelle Facoltà umanistiche – Lettere e Filosofia, Studi Orientali, Filosofia e Scienze Umanistiche – nel mese di luglio si svolgeranno gli esami di profitto con orario notturno.
La singolare mobilitazione segue in pratica il rinvio degli esami previsti per questa settimana, da 5 al 9 luglio, assieme allo stato di assemblea permanente. Poi, la successiva, sarà la volta degli esami collocati in sedi ed orari anomali: in versione notturna, tra le 9 di sera e le 5 del mattino, oppure (per i docenti che non se la sentono ma sono solidali nella contestazione) nelle tante stradine dove svetta la statua della Minerva.
A spiegare il senso della protesta è stata Laura Faranda, docente di Antropologia culturale, secondo cui “l’ordine temporale è inusuale, ma fedele sia all’inversione di senso cui sembrano orientate le manovre del Governo in materia di riforma dell’università e della ricerca, sia al nuovo profilo di professori ‘ombra’, oscurati e delegittimati nella sostanza qualitativa e quantitativa del proprio impegno quotidiano”.
La sciopero bianco in notturna per più di qualcuno rischia però di danneggiare gli studenti: in effetti sostenere un esame in piena notte, anche se d’estate, non deve essere un’impresa agevole. Soprattutto per chi non è abituato a fare le ore piccole. Così la pensano il presidente romano di Azione Universitaria, il movimento universitario del Pdl, Matteo Petrella, e il presidente di Azione Universitaria Sapienza, Cristian Alicata, che in una dichiarazione congiunta hanno definito la decisione “assurda: oltre a rasentare il ridicolo, mette in discussione le stesse modalità previste dalla legge per la validità degli esami e costringe gli studenti giocoforza a partecipare, pena il venir meno di mesi di studio e lavoro, ad una protesta politica e ideologica”.
E nemmeno il rettore della Sapienza, Luigi Frati, l’ha accolta con entusiasmo. Anzi. Tra le proteste degli studenti e le perplessità del corpo docente, prima ha definito l’idea degli esami notturni “folkloristica” e poi se l’è presa con i ricercatori: “il 30% a Giurisprudenza ed il 10% in assoluto – ha detto Frati – non ha prodotto nulla in 10 anni“. Una frase che non è piaciuta a Marco Merafina, coordinatore nazionale del Coordinamento nazionale ricercatori universitari, che ha avuto da ridire sulle esternazioni del ‘Magnifico’, in particolare per”le modalità con cui tali informazioni  sono state propinate alla stampa e in pasto all’opinione pubblica e per quella sensazione di baratto con il Governo che vorrebbe farci credere di portare avanti: finanziamenti al sistema universitario in cambio dell’epurazione di quattro mele marce dentro l’Università”. La posizione dei ricercatori non è poi molto diversa da quella delle associazioni studentesche indipendenti o vicine al centro-sinistra. “Ad essere folkloristico, o quantomeno imbarazzante e preistorico, – ha detto Claudio Riccio, portavoce nazionale Link – è lo stesso Frati che ha una posizione sulle proteste inaccettabile: chiediamo a tutti i rettori di chiarire la loro posizione in maniera chiara e univoca. Non è possibile infatti da un lato ci si indigni contro i tagli e si dichiari di voler difendere i diritti degli studenti e dall’altro si contrattino posizioni poco più favorevoli per i propri atenei e si attacchino quelle proteste che hanno come obiettivo quell’Università pubblica che i sedicenti signori della Crui – ha concluso polemicamente Riccio – ritengono di rappresentare”.