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Vaccini a scuola, una storia tormentata: gli ultimi 18 anni obbligo solo per quattro vaccinazioni

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Non è una novità la vaccinazione obbligatoria per essere iscritti a nidi e scuola dell’infanzia.

L’obbligo per poter essere iscritto in un istituto scolastico decadde nel 1999, dopo che per oltre trent’anni, e cioè dal 1967, era stato invece indispensabile per l’iscrizione.

Le regole che permettono di essere ammessi a scuola senza certificato di vaccinazione entrarono in vigore dopo cinque anni di dibattiti e sanatorie. Modificarono le regole del 1967 che stabilivano l’obbligo di presentare il certificato per essere ammessi a scuola.

Il primo passo verso le nuove norme risale al 1994 su iniziativa della Corte Costituzionale. Dello stesso anno è la prima circolare del ministero della Pubblica istruzione, seguita a sentenze della magistratura che reintegravano alla frequenza scolastica alunni non vaccinati.

 

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Da allora il ministero ha emanato ogni anno circolari sul comportamento della scuola verso gli alunni non vaccinati.

Nel luglio 1997 un parere del Consiglio di Stato ribadiva il divieto di ammettere a scuola gli alunni non vaccinati a tutela del diritto alla salute della collettività.

Ma nel maggio ’98, l’ultima sanatoria con la circolare che dava agli alunni senza certificato il diritto di partecipare a scrutini ed esami.

Oggi in Italia le vaccinazioni obbligatorie sono quelle antidifterica, antitetanica, antipoliomelitica e antiepatite virale B.

Tutte le altre sono volontarie, anche se il Sistema sanitario nazionale ne incentiva l’uso e la gratuità.

La decisione di tornare ora all’obbligatorietà a livello nazionale si basa anche sul dato allarmante relativo al calo delle vaccinazioni, sotto la soglia minima raccomandata dall’Organizzazione mondiale della sanità pari al 95% della popolazione.