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Verga sì o Verga no? Galiano: “il docente appassionato può far sembrare interessante anche il complemento predicativo dell’oggetto”

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Verga sì o Verga no? Si parla solo di questo negli ultimi giorni dopo le dichiarazioni della scrittrice Susanna Tamaro rilasciate al Salone del Libro di Torino in cui ha affermato: “Cambierei completamente l’insegnamento della letteratura italiana a scuola, quella è una cosa vergognosa. Basta con Verga, non ne possiamo più”.

Sulla questione è intervenuto anche lo scrittore e professore Enrico Galiano che ha affidato al Libraio una sua riflessione.

Eccola integralmente.

In effetti – ammettiamolo – lo scrittore di Catania viene spesso associato dagli studenti italiani alla noia mortale di storie di contadini e pescatori ai quali non ne va mai dritta una. Colpa anche di come viene presentato perché – esperienza personale eh, quindi passabile di tutti i contradditori possibili – per quel che ci ho capito io, se l’insegnante è appassionato in modo autentico a un argomento, può far sembrare interessante perfino il complemento predicativo dell’oggetto. Figuriamoci uno come Verga, quindi! Sì, perché in questo articolo proverò a darvi alcuni validi motivi per cui, se sei un adolescente, Verga potrebbe essere proprio lo scrittore che fa per te!

Leggilo per la sua biografia, prima di tutto. Sì, a vederlo nelle foto in bianco e nero, con quei baffoni a mustacchio e quell’espressione austera, diresti che la cosa più eccitante della sua vita sia aver trovato per terra una moneta da due lire del Regio Conio, e invece.

Le donne, ah quante donne ha amato, il nostro! Una delle sue prime conquiste, oltre ad essere una donna già sposata, era anche l’amante di un certo… Giosuè Carducci! Lei si chiamava Lina de Cristoforis: Verga la conobbe a Milano mentre lei era in viaggio di nozze, e lei pur di vederlo fece di tutto, sempre di nascosto dal marito. Praticamente qui c’è già materiale per una stagione di Downtown Abbey! La cosa simpatica è che Carducci lo venne a sapere e, in una lettera dell’aprile 1873, scrisse del rivale Verga: “Ah stupida bestiola d’un falso barone e d’un falso cavaliere e in tutto vero imbecille uomo! E dire che tra i miei rivali ci sarà anche questo rifiuto isolano! E non te le elenco nemmeno, tutte le altre storie di amanti sedotte e abbandonate, perché ci si potrebbe fare un romanzo spicy quasi quanto la biografia di D’Annunzio… Ma non è solo questo.

Leggilo per Rosso Malpelo. Perché chissà quante volte tu ti sei sentito vittima di pregiudizi, e hai provato in tutti i modi a dire che non eri come la gente ti descriveva, ma ormai il pregiudizio era più forte di te e alla fine sei diventato esattamente come ti dicevano che fossi.

Leggilo per “Soltanto il Mare gli brontolava la solita storia lì sotto, in mezzo ai faraglioni, perché il Mare non ha paese nemmeno Lui, ed è di tutti quelli che lo sanno Ascoltare.” (I Malavoglia)

Leggilo per Fantasticheria. Perché chissà quante volte hai avuto paura di osare, di sognare in grande, e hai pensato che il tuo sogno fosse troppo irraggiungibile per uno come te, di non meritare così tanta bellezza, e allora ti sei accontentato di volare basso, sei rimasto attaccato allo scoglio di una certezza, per il timore di affrontare il mare che avevi davanti.

Leggilo per “Non parlavamo, non ci guardavamo… Tenevamo gli occhi fissi nel cielo, e mi pareva che le anime nostre si parlassero attraverso l’epidermide delle nostre mani e si abbracciassero nei nostri sguardi che s’incontravano nelle stelle.” (Storia di una capinera)

Leggilo per I Malavoglia. Perché chissà quante volte hai detto mainagioia, nei tuoi sedici anni: quante volte ti sei sentito che tutto proprio tutto andava storto e congiurava contro di te, e allora vedresti nella famiglia Toscano un po’ di te, e di quella strana ostinazione che ti fa comunque aver voglia di provocare il destino e riprovarci, ogni volta che lui ti mette al tappeto.

Leggilo perché la sua lingua forse ti sembrerà un po’ distante, all’inizio, ma una volta che ci sarai dentro non potrai fare a meno di sentirlo vicino a te: di sentire la voce di qualcuno che ci è già passato, nella tempesta in cui stai passando tu.