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Vincolo: un sequestro di persona

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PARLIAMO anche del VINCOLO.
Per i neoimmessi ma anche per chi verrà. Non coltiviamo il nostro orticello e basta. Il vincolo va levato.

Le prevaricazioni non finiscono mai.
Passare da precari a neoimmessi è un bel cambio. Prima di arrivarci si darebbe qualunque cosa. Ed è vero perché i precari, uno dei ventricoli della scuola, sono trattati di, aiutatemi, non trovo il termine, sono trattati come pezze da piedi mentre mandano avanti la scuola con grande preparazione e professionalità.

Poi un bel giorno, in un modo o in un altro, può arrivare il ruolo. Ho fatto bingo!!!
No, ci sono ancora e ancora prevaricazioni. Il primo? Il vincolo. Sembra una fesseria. Sei di ruolo! Di che ti lamenti? Per il ruolo non c’è certo da dire nulla, ma questo va pagato giorno e notte almeno per tre anni. L’ennesima prevaricazione, perché il Miur è sadico. Hai almeno tre anni di insegnamento? Ce ne freghiamo di immetterti in ruolo. Resti precario. Passi di ruolo? Devi pagare a caro prezzo per tre anni. Il miur usa i tre anni come gli pare. Sempre a danno dei docenti, mi raccomando.

Il vincolo deve essere levato. Non è difficile capire perché.

Sede lontana da casa:
– sei costretto a trasferirti
– lasciare moglie/mariti e figli. Non è che si prende baracca e burattini e si allontanano dalle loro realtà. Non siamo negli anni settanta. O prima ancora. All’inizio del secolo scorso. Non è che, al contrario, si fa la valigia a cuor leggero e arrivederci e grazie a tutti. Ci perdiamo gli anni migliori dei nostri figli. Saremo assenti alla loro crescita. Che non vedremo.
– sei costretto ad affittare una casa. Spesa. E magari hai sempre il mutuo per la casa dove vivevi.
– benzina per le trasferte per cercare di passare un mezzo week end con la tua famiglia.
– vitto. Ulteriore spesa.
– stress psicofisico aggiuntivo per distacco. Non quantificabile.
– richieste part-time. Cattedra spezzata. Supplente. Dirigente e segreteria a lavorare di più alla ricerca del supplente. Classi scoperte. Alunni e famiglie che non beneficiano per tempo di un insegnamento. Che è un loro diritto. Il primo settembre tutti in cattedra. Si si, con le istanze on line che si impallano, con un sistema incomprensibile da compilare, come se fossimo tutti scemi a non capire con certezza cosa flaggare.

E comunque tutti sequestrati e i supplenti a sperare di aver ben compilato. E non certo perché sono incapaci.

Sede vicina a casa.
– ambiente armonioso. Ho fatto bingo.
– ambiente in cui non si trova armonia:
– ci resti tre anni, a prescindere dai disaccordi o i tentativi di creare relazioni positive. Sembra facile e scontato. Non lo è affatto. Perché siamo esseri umani.
Sei sequestrato. Tu. Colleghi. Dirigenti. E non diciamo che in tutti i posti di lavoro si lavora bene.

Che non venga neanche lontanamente usata la parola ‘continuità’. Se questa fosse l’obiettivo non ci sarebbe il precariato che, in definitiva, manda avanti la scuola. Ogni anno una scuola diversa, magari un insegnamento diverso e chi se ne frega della continuità. Senza precari la scuola neanche apre a settembre, e questi vincolano i neoimmessi, così tanto per sfregio. E i supplenti si si, si chiamano con calma. Intanto risparmiamo stipendi.

Il vincolo leva posti per supplenti che gradirebbero rimanere e insegnare nei loro posti, invece per tre anni quel posto coperto da precario viene tolto dalle supplenze perché ci deve stare tre anni un docente che si è dovuto trasferire. RIDICOLO e INIQUO. Almeno lasciate quelle cattedre a chi è del posto.

È sempre stato così. Medievali e ottusi coloro che appena pensano una cosa del genere. Anche lo ius primae noctis era sempre stato.

Il vincolo a chi serve, cos’è? È lo ius primae noctis da pagare per tre anni al Miur? Lo stesso Miur che specula sui corsi per i punti, sul precariato, delle istanze on-line incasinate?

Il vincolo è un sequestro di persona sfascia famiglie, se sede lontana. Leva posti ai supplenti del territorio.

Va’ levato.

Chi vuole restare nella sede assegnata è giusto che ci resti. Chi vuole, per vari motivi, cambiare, deve poter trasferirsi dopo l’anno di prova.

NON È DIFFICILE CAPIRLO.

Giuditta Debellis