
Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione europea, ha presentato un “Piano per il riarmo europeo”, dotandolo di 150 miliardi di euro: “L’Europa è pronta ad aumentare massicciamente” la spesa militare, “sia per rispondere all’urgenza a breve termine di agire e sostenere l’Ucraina, ma anche per affrontare la necessità a lungo termine e assumerci maggiori responsabilità per la nostra sicurezza europea”.
Cosa può minacciare la sicurezza europea, non è dato sapere, tranne che l’invasione russa dell’Ucraina diventa scusa per elargire 150 miliardi di euro alle industrie belliche d’Europa.
“Stiamo parlando di settori delle capacità paneuropee come, ad esempio, la difesa aerea e missilistica, i sistemi di artiglieria, i missili e le munizioni, i droni e i sistemi anti-drone, ma anche di altre esigenze, dalla cibernetica alla mobilità militare. Ad esempio, questo aiuterà gli Stati membri a mettere in comune la domanda e ad acquistare insieme. E naturalmente, grazie a questo equipaggiamento, gli Stati membri possono aumentare in modo massiccio il loro sostegno all’Ucraina”.
“Ed è per questo che proporremo di attivare la clausola di salvaguardia nazionale del Patto di stabilità e crescita. Ciò consentirà agli Stati membri di aumentare significativamente le spese per la difesa senza far scattare la procedura per i disavanzi eccessivi. Quindi, se gli Stati membri aumentassero la loro spesa per la difesa in media dell’1,5 per cento, del Pil si creerebbe uno spazio fiscale di quasi 650 miliardi di euro in un periodo di quattro anni”.
Tuttavia la domanda rimane: perché tutti questi soldi in armamenti? E, insieme ad essa, altre domande: chi potrà invadere mai l’Europa? E ancora, sulla base di quanto la presidente dichiara, relativamente al superamento del patto di stabilità, che senso ha un riarmo di ciascuna nazione dell’Ue? Contro chi appostare cannoni? E su quali confini? Sulle Alpi? A Lampedusa? Si teme forse una occupazione cinese dell’Europa? O sovietica? Ma soprattutto: a quale fine? A quale fine, per esempio, invadere l’Italia? Si attende forse un altro Carlo VIII?
Non troviamo risposte, mentre per mancanza di soldi tante scuole sono insicure, tanti precari rimangono tali, tanti servizi mancano, i docenti sono pagati male, non si appronta una politica di recupero di giovani sbandati, gli istituti rimangono chiusi ai territori perché non si può pagare il personale né le spese ulteriori di gestione.
Con ogni probabilità, quello che serve oggi è un “grande piano di investimenti comuni per l’autonomia strategica dell’Ue, che è insieme cooperazione industriale, coesione sociale, transizione ambientale e digitale, sicurezza energetica”.
E in questo progetto strategico europeo la scuola e l’istruzione, con la conoscenza dell’altro da sé, è il perno attorno a cui tutto gira. Ma su questo versante, il patto di stabilità rimane tale e di stanziare miliardi di euro, ad eccezione di qualche spicciolo, per la cultura neanche se ne parla