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WhatsApp, proliferano chat con genitori e alunni dall’insulto facile: i presidi impongono corsi e regole

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Le chat sono degli strumenti molto pericolosi se utilizzati in cattivo modo. Lo sanno bene gli insegnanti, costretti a rimanerne fuori anche su chiara richiesta del Miur. Ma a volte questo non basta e la scuola è costretta ad intervenire per dire basta a sgradevoli intromissioni dei genitori sulla didattica, al proliferare dei commenti sull’operato dei docenti o sull’organizzazione scolastica. Oppure alle battute pesanti sulle dinamiche scolastiche, con inevitabili litigi e zuffe mediatiche. Battute che giungono pure dagli alunni.

A prendere una decisione drastica è stata la dottoressa Silvia Barbara Gori, dirigente scolastica dell’istituto comprensivo di Forte dei Marmi, in provincia di Lucca.

Al quotidiano “Il Tirreno”, la preside ha raccontato di essere stata costretta ad introdurre una sorta di decalogo contro gli insulti in chat su WhatsApp dove sono iscritti genitori e studenti del suo istituto.

Quel messaggio assurdo: morite nei forni crematori!

La decisione presa ai piedi delle Alpi Apuane è giunta attraverso una Circolare, attraverso la quale si spiega che per il bene degli alunni e di chi opera nella scuola è fondamentale mantenere “un buon clima nella scuola”.

E forse non è un caso che accada ora, sul finire dell’anno scolastici: appena due settimane, fa il capo d’istituto di un liceo della Versilia aveva introdotto per delle studentesse un corso obbligatorio sul corretto uso dei social, dopo che queste avevano augurato ad alcune compagne di classe, tramite gli stessi canali di comunicazione, di “morire nei forni crematori”.

La preside: attenzione massima, tutto può diventare pubblico

“Non c’è un unico episodio scatenante che mi ha portato a questa decisione – ha detto la dirigente al quotidiano – ma tanti episodi che rivelano un atteggiamento comune in tutte le scuole, non solo la mia. C’è un uso poco consapevole di queste chat, che anziché esser utili per scambiare informazioni diventano luogo di litigi”.

Nel decalogo la preside raccomanda agli alunni di “fare attenzione a cosa si scrive: tutto può diventare pubblico” e sconsiglia “di chiedere i compiti non segnanti nel diario di classe perché è deresponsabilizzante” dato che i giovani devono imparare a farsi carico dei propri doveri.

Anche i docenti si guardino bene…

Ai genitori la preside ha chiesto di “utilizzare le chat solo per situazioni amicali o chiedere informazioni” e di “rispettare la privacy e i ruoli di ciascuno”.

Ma il messaggio è arrivato anche agli insegnanti, ai quali il capo d’istituto ha ricordato che devono “astenersi dal partecipare a eventuali chat tra alunni o genitori”.