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A scuola contro la mafia: libro di Di Girolamo e Bonaccorso

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“A scuola contro la mafia. Parole per cambiare”, è il titolo, pubblicato da Glifo Edizioni, 15,00 Euro, del libro di Giacomo Di Girolamo con le illustrazioni di Lelio Bonaccorso , il cui ricorrente invito e l’elemento principale di osservazione e dunque di dibattito è il seguente: “Per lottare contro la mafia serve un pensiero nuovo, un atteggiamento diverso, meno retorica e più azioni concrete, perché il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo comincia da noi. La cultura, lo studio, l’impegno, la curiosità sono armi potenti che possiamo usare, l’ignoranza crea vittime. Ecco le parole per sconfiggere la mafia e costruire un futuro libero”.

In sintesi, è ciò che gli intellettuali siciliani dicono da tempo: per sconfiggere la mafia ci vuole un esercito di maestri, perché solo con la cultura si possono capire, studiandoli, fenomeni delinquenziali che hanno frenato e ancora frenano lo sviluppo di intere regioni dell’Italia e non solo, considerato che la mafia, in tutte le sue mille sfaccettature, è regolarmente migrata dovunque.

“Nato dal desiderio di lasciare un segno tangibile dopo i tanti incontri nelle scuole con ragazze e ragazzi in tutta Italia, questo libro è pensato per i giovani dai 13 anni in su”, ma forse può parlare a chiunque voglia un futuro libero dalla mafia. 

È noto fra l’altro che le mafie hanno un giro di affari introno ai  230 miliardi di euro all’anno, risultando una holding finanziaria a tutti gli effetti, mentre il danno che provoca all’economia italiana è enorme. Da qui pure l’importanza di questo volume che, oltre a comporsi di testi semplici, arricchiti dalle illustrazioni forti e coinvolgenti di Lelio Bonaccorso, che danno voce visiva a temi complessi, entra nella storia oggettiva e reale della mafia dei campi, già al suo apparire, con tutte le responsabilità della nobiltà isolana che lasciò la gestione dei suoi beni ai campieri, ai sovrastanti.

E così, volendo rispondere alla domanda: quando nasce la mafia e perchè?, bisogna dire che essa nasce in Sicilia, a fine ’800, perché nell’isola “non c’è stato lo sviluppo industriale delle altre regioni, e l’economia siciliana era basata sul latifondo, cioè sui grandissimi terreni di proprietà delle famiglie nobili, che però se ne disinteressavano, affidandone l’amministrazione a un mezzadro, un campiere, che faceva da mediatore. E truffava il padrone sulle rendite, mentre sfruttava i contadini. Ecco l’origine della mafia, con la creazione di un’associazione segreta che è un potere parallelo che si affianca a quello dello Stato”.

Nessun Robin Hood dunque, nè nessuna mitizzazione di questa associazione criminale, come qualcuno tenta di fare. Da qui il sottotitolo: “È finito il tempo degli eroi. Adesso tocca a noi.”

È questo il messaggio forte e diretto che apre questo libro  capace di parlare anche agli adulti, con l’ambizione di trasformare la riflessione sull’antimafia in uno strumento concreto di educazione e cambiamento.