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Accanimento contro il personale non docente: Miur chiede restituzione delle somme relative alla 1a e 2a posizione econmica.

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I timori dell’Anief erano fondati. E gli appelli dei giorni scorsi non sono bastati. Il Miur ha inviato al Ministero dell’Economia una nota attraverso cui inviata a procedere al recupero delle somme già corrisposte con decorrenza settembre 2013, riguardante nuove attribuzioni di posizioni economiche oppure quelle acquisite con decorrenza settembre 2011. Dopo che gli stessi per accedervi si sono sottoposti a un concorso pubblico e hanno ricevuto ordine di svolgere mansioni aggiuntive.
“Facendo seguito alla pregressa corrispondenza e nelle more della definizione dell’eventuale procedura di recupero del beneficio economico acquisito con decorrenza settembre 2011 ed erogato nel corso degli anni 2011 e 2012 – si legge nella nota Miur inviata al Mef – si invita, comunque, a procedere al recupero delle somme eventualmente corrisposte al personale interessato con decorrenza settembre 2013 sia che si tratti di eventuali nuove attribuzioni, sia che si tratti di somme corrisposte per posizioni economiche acquisite con decorrenza settembre 2011”.
Nei giorni scorsi il Ministro Carrozza aveva più volte rassicurato il personale ATA, sostenendo che “possono stare tranquilli”. Ma erano solo parole di circostanza. La realtà è che si stanno cancellando, con un colpo di spugna, la prima e seconda posizione economica dell’articolo 2, commi 2 e 3 della sequenza contrattuale 25 luglio 2008, ottenute attraverso una vera prova concorsuale. Somme, inoltre, che vanno a integrare gli stipendi del personale ATA, tra i più bassi del pubblico impiego. Basti considerare che un collaboratore scolastico al suo stipendio iniziale percepisce la somma di circa 900 euro. Anief, ricorda che oltre all’immediato danno economico, il personale interessato subirà ripercussioni anche ai fini pensionistici. La somma percepita con la posizione stipendiale contribuisce, infatti, sia alla formazione dello stipendio che a quella della posizione contributiva.
Anche attraverso l’ultimo ‘Conto annuale’, realizzato dal Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato, è emerso che dopo l’incremento del 4,85% nel biennio 2006-2007 e del 3,20% in quello successivo, negli ultimi anni le buste paga dei docenti e Ata della scuola si sono sempre più “sgonfiate”; fino a ritrovarsi sotto la media dei dipendenti pubblici dell’1,15% e addirittura di quasi quattro punti percentuali rispetto all’aumento dell’inflazione registrato tra il 2007-2012 all’11,9.
“Anief ritiene irresponsabile chiedere la restituzione di somme – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – a dipendenti che per accedervi hanno superato un concorso pubblico e che a inizio carriera guadagnano appena 900 euro al mese. C’è da pensare che da parte dell’amministrazione ci sia un accanimento verso la categoria, che continua ad essere assunta con il “contagocce”: quest’anno appena 3.740 immissioni in ruolo, anche se i posti vacanti erano 12mila”.
Per dare una risposta concreta al mantenimento di quanto già percepito con le posizioni economiche, solo ventiquattrore fa l’Anief ha presentato una proposta emendativa all’art. 1, comma 1, del DL n. 3, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 23 gennaio, che “consentirebbe il riconoscimento stipendiale a eventi straordinari riguardanti la dinamica retributiva quali quelli qualificati come aumento stipendiale per gli anni 2011, 2012 e 2013”, e di “evitare la restituzione di somme relative al beneficio della 1a e 2a posizione stipendiale del personale ATA. Tale personale – si legge nell’emendamento proposto dall’Anief – in virtù dell’attribuzione della posizione economica, rispetto alle attività e mansioni espressamente previste dall’area di appartenenza, ha svolto degli incarichi specifici che, nell’ambito dei profili professionali, hanno comportato l’assunzione di responsabilità ulteriori e dallo svolgimento di compiti di particolare responsabilità, rischio o disagio, necessari per la realizzazione del piano dell’offerta formativa, come descritto dal piano delle attività”.
Qualora l’emendamento dell’Anief non venisse approvato, il sindacato ricorrerà al Giudice del lavoro: per chiedere giustizia e rivendicare il torto subito. Perché non è più tollerabile che lo Stato adotti delle misure per fare cassa su dipendenti cui viene corrisposto uno stipendio sempre più vicino alla soglia di povertà.