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Al via il servizio nazionale per la valutazione del sistema scolastico

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Il nuovo sistema di valutazione si prefigge di migliorare e armonizzazione la qualità del sistema educativo, valutandone l’efficacia e l’efficienza e inquadrandone la valutazione nel contesto internazionale. Queste le attese del ministro Letizia Moratti, che commentando l’approvazione del provvedimento ha sottolineato che "vengono messe a regime e generalizzate per tutto il sistema educativo le esperienze dei progetti pilota svoltesi su base volontaria, che nello scorso anno scolastico avevano visto la partecipazione di oltre 9.000 scuole".

Saranno effettuate verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze e abilità degli studenti e sulla qualità complessiva dell’offerta formativa delle istituzioni di istruzione e di istruzione e formazione professionale, anche nel contesto dell’apprendimento permanente. Per la formazione professionale le verifiche concernono esclusivamente i livelli essenziali delle prestazioni.
Il decreto legislativo affida all’Invalsi (Istituto nazionale di valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione) la valutazione complessiva di sistema. L’Invalsi, la cui costituzione era stata approvata quando ministro dell’Istruzione era Tullio De Mauro, nel precedente Governo di centosinistra, viene adesso riformato e le sue competenze, sinora limitate alla ricerca sulle metodologie valutative (anche se negli ultimi anni ha curato, sulla base di specifiche direttive dell’attuale Governo, la fase sperimentale del progetto), si allargano alla valutazione, periodica e annuale, del livello di apprendimento degli studenti. Alla fine di ogni anno dovrebbe essere predisposta una relazione al Ministero dell’Istruzione, nella quale vengono indicati elementi utili per il miglioramento della qualità complessiva del sistema.
Saranno esaminate le scuole statali e paritarie, ma anche i livelli di prestazione essenziali offerti da ogni singola Regione. Peraltro, attraverso intese per favorire la condivisione dei dati e delle conoscenze, al Servizio nazionale di valutazione concorreranno anche le stesse scuole autonome, che dovranno autovalutarsi, nonché le Regioni, le Province e i Comuni relativamente agli ambiti di rispettiva competenza.

Compito dell’Invalsi sarà anche predisporre, per la scelta da parte del Ministero, le prove a carattere nazionale dell’esame conclusivo di Stato, sulla base degli obiettivi specifici di apprendimento del corso ed in relazione alle discipline di insegnamento dell’ultimo anno.

Ma sul riordino dell’Istituto in molti manifestano grandi perplessità. Enrico Panini, segretario della Flc-Cgil, ha affermato: "Siamo tra i pochissimi Paesi nei quali la valutazione verrà svolta da un istituto che non è indipendente dal Ministero". Preoccupazione esprime anche Massimo Di Menna, segretario della Uil-Scuola, che evidenzia come la valutazione debba essere anche interna alla scuola. Sempre in ambito sindacale, Francesco Scrima, segretario della Cisl-Scuola, oltre a sottolineane "il rapporto di subordinazione tra Invalsi, Ministero e Governo", sull’approvazione del decreto legislativo afferma: "Ancora una volta abbiamo un provvedimento attuativo della legge 53 che interviene su aspetti fondamentali del sistema in assenza della definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni su base nazionale, come da dettato costituzionale".

In effetti, con l’approvazione del provvedimento, il Governo ha fatto un altro passo nell’applicazione della riforma della scuola varata con la legge 53/2003.
Ma Alba Sasso, componente Ds in Commissione Cultura e Istruzione della Camera dei deputati, rileva un "eccesso di delega" sulla legge 53, visto che invece del semplice riordino dell’Invalsi si è costruito un Sistema nazionale della valutazione affidato ad "un organismo afferente al Ministero". Secondo la Sasso si tratta di "un sistema che controlla, ma che non è controllato e che ben difficilmente evidenzierà le carenze e le responsabilità ministeriali". Per l’esponente dell’opposizione parlamentare "serve una cultura della vera valutazione che deve esprimere una capacità di lettura dei processi e non una sanzione degli stessi".