
Torna l’estate, torna il caldo tropicale. E tornano anche le polemiche sulle temperature negli edifici pubblici. In particolare nelle scuole, dove proprio in queste ore si stanno ultimando gli esami della maturità 2025. Il problema è che vi sono istituti scolastici dove le temperature stanno raggiungendo livelli allarmanti – fino a punte di 40°C – costringendo professori e alunni ad affrontare il colloquio finale (in molti casi già impegnativo) quasi boccheggiando. L’azione più semplice, accendere l’aria condizionata, nella maggior parte dei casi non è garantita. A dirlo sono gli Open Data del Ministero dell’Istruzione e del Merito – aggiornati all’A.s. 2022/23 – che danno conto della situazione delle aule di 61.308 edifici scolastici in tutto il Paese: di questi, appena 3.966 risultano dotati di condizionatori, il 6,45% del totale. Per altri 24.888 (40,6%) i dati non sono disponibili. Per 32.462 edifici (52,95%), infine, è messo nero su bianco che i condizionatori non ci sono. Complessivamente sono 57.350 gli edifici in cui non è garantita la refrigerazione, il 93,55% del totale.
I costi di adeguamento
Da sottolineare il fatto che il numero complessivo degli edifici censiti dal Ministero (61.308), supera quello dei plessi indicati per lo stesso anno scolastico (58.109). Nel computo, probabilmente, rientrano uffici amministrativi nei quali non si svolge attività scolastica.
Ma quanto costerebbe allo Stato installare i condizionatori dove servono? Gli Open Data del dicastero di Viale Trastevere non forniscono i dati sulle aule scolastiche. Una stima, tuttavia, può essere effettuata a partire dal numero degli studenti, che si aggirano sui sette milioni. Calcolando una media di 20 alunni per classe, si arriva a circa 350 mila aule, a cui vanno aggiunti altri locali dedicati all’attività didattica, come i laboratori e le sale informatiche, e pure le mense.
Il numero complessivo delle aule, verosimilmente, si aggira sulle 400 mila aule e sale da climatizzare. Supponendo che quelle sprovviste di condizionatori siano circa il 90%, in linea con i dati ministeriali, si arriva a 360 mila locali da dotare di macchine refrigeranti. Calcolando una spesa media di circa 500-600 euro per macchina, si arriva ad un costo complessivo iniziale variabile tra i 180 milioni e i 210 milioni di euro.
Cosa prevede la normativa
Una spesa cospicua, ma non certo insostenibile per le casse pubbliche. L’adeguamento, tuttavia, sembra ancora di là da venire.
Va anche considerato che, almeno dal punto di vista normativo, non vi è un limite di caldo oltre il quale la permanenza a scuola è inibita. A stabilire le temperature nei luoghi di lavoro è il Decreto Legislativo 81/2008 – meglio noto come Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul lavoro – le cui indicazioni non sono però vincolanti. Nei luoghi di lavoro al chiuso – dunque anche nelle aule scolastiche – è raccomandata una temperatura compresa tra 24 e 27°C durante i mesi estivi, con una tolleranza di un grado centigrado. Valori ben inferiori a quelli toccati dal termometro nelle ultime estati, in Italia ma anche nel resto d’Europa.
Come in Francia, dove le autorità sono appena state costrette a chiudere le scuole in 18 dipartimenti, compreso quello di Parigi, perché le alte temperature mettevano a rischio la salute degli studenti: complessivamente sono state circa 1.900 le scuole transalpine in cui sono state sospese le attività didattiche, mente in altri 34 dipartimenti sono state introdotte restrizioni nell’uso dell’acqua.
L’allarme delle associazioni
Una situazione che ha spinto diverse associazioni a intervenire, anche in Italia. Tra esse, il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, che ha chiesto al ministro Giuseppe Valditara di aprire “un’immediata riflessione sul sistema scolastico italiano e sulla capacità delle strutture educative di garantire, anche in estate e in fase di avvio dell’anno scolastico, condizioni ambientali compatibili con i principi costituzionali di tutela della salute”.
Nello specifico, il Coordinamento ha chiesto “l’avvio urgente di un piano nazionale per l’adattamento climatico delle scuole, con priorità per le Regioni del Centro-Sud“, invocando l’intervento diretto del Ministro “per predisporre misure straordinarie in vista dell’anno scolastico 2025/2026, con attenzione prioritaria agli edifici scolastici privi di climatizzazione”. In alternativa al montaggio di nuovi condizionatori, concludono dal Cnduu, occorrerebbe “l’adozione di interventi a basso impatto energetico e immediatamente attuabili“.