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Alternanza Scuola – Lavoro: i prof si lamentano

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Tra le novità introdotte dalla legge 107/2015 ce n’è una che sta creando non pochi problemi alle attività organizzative e didattiche della scuola: l’alternanza Scuola-Lavoro.

Infatti la Buona Scuola all’art.1 comma 33 ha introdotto i percorsi di alternanza scuola-lavoro negli istituti tecnici e professionali, per una durata complessiva, nel secondo biennio e nell’ultimo anno del percorso di studi, di almeno 400 ore e, nei licei, per una durata complessiva di almeno 200 ore nel triennio.
Quindi negli Istituti di scuola secondaria di secondo grado e persino nei licei sono iniziati o sarebbero dovuti iniziare da questo anno scolastico tali progetti di alternanza scuola-lavoro. Per le classi terze sono stati previsti, all’interno dei quadri orari scolatici 80 ore da dedicare a queste attività.

Grandi sono state le difficoltà per i dirigenti scolastici di alcuni territori nel trovare aziende pubbliche o private disposte a condividere questi progetti.
Infatti, ci risulta, che ci sono scuole che non sono riuscite ad attivare il progetto imposto dal suddetto comma 33.
Dunque ci sono stati sicuramente dei disagi di natura organizzativa, mentre quasi totale è la protesta dei docenti.

Alcuni insegnanti sono stati cooptati a svolgere la mansione di tutor del progetto che si relaziona con i tutor di azienda e fornisce tutti i chiarimenti del progetto. Questi tutor dovrebbero essere retribuiti per il loro lavoro con fondi creati ad hoc per attuare l’alternanza scuola-lavoro, ma ancora il Miur non ha provveduto a mettere a disposizione delle scuole tali fondi. Inoltre le lamentele dei prof sono in particolare dovute al fatto che i propri alunni verranno distolti dal percorso curricolare di formazione.

La domanda che si pongono i prof è: “Come si potranno finire i programmi scolastici, già programmati a settembre, se gli alunni saranno condotti in azienda per un totale di 16 giorni?”
Togliere 80 ore di presenza scolastica degli alunni da scuola e per giunta in un solo quadrimestre, significa ridurre gli spazi di didattica e creare molti disagi al percorso curricolare.
Come è possibile, si chiedono i prof di tutta Italia, prevedere questi percorsi di 200 ore nei licei e lasciare le linee guida dei programmi ministeriali invariati?
Con la riforma Gelmini i programmi scolastici di alcune materie, viene in mente pensare alla Storia, all’Italiano e soprattutto alla Matematica e fisica nei licei scientifici, sono diventati più lunghi.
Quindi programmi più lunghi e tempi più corti.
Forse al Miur qualcuno dovrebbe incominciare a meditare che se si allungano i programmi e si accorciano i tempi gli studenti non riusciranno ad arrivare preparati agli esami di Stato.

Lucio Ficara