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Articolo 43: riprende la trattativa

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Riparte la trattativa sull’art. 43 del CCNL. Per il 24 novembre è in programma un incontro all’Aran fra la parte pubblica e i capi-delegazione per mettere a punto un calendario dei lavori.

Gli ultimi avvenimenti fanno pensare ad una conclusione della trattativa in tempi non rapidi ma quanto meno "ragionevoli": lo sciopero del 15 novembre, riuscito pur senza aver registrato adesioni altissime (i sindacati parlano del 60-70% di partecipazione, mentre il Miur sostiene che non si è andati al di là del 37%), dovrebbe aver fatto capire al ministro Moratti che la scuola non è entusiasta delle novità della riforma; altrettanto realisticamente i sindacati hanno preso forse atto che non tutto il mondo della scuola è disposto allo scontro frontale con il Ministro.
E’ probabile insomma che lo sciopero possa aver fatto emergere la necessità che – da una parte e dall’altra – si faccia un passo indietro.
D’altronde la parola d’ordine "abrogare la legge 53" non è del tutto condivisa né all’interno dello schieramento sindacale né dalle forze di opposizione.
E’ di pochi giorni fa, per esempio, un importante intervento di Giancarlo Cerini, vice-presidente del Cidi, associazione professionale che più di altre ha sviluppato in questi mesi posizioni di forte critica nei confronti della riforma.
Afferma Cerini: il Ministero non può disconoscere la necessità "di tempi più distesi per le innovazioni, di un maggior coinvolgimento della scuola reale, di una maggiore fiducia nell’autonomia e nella capacità degli insegnanti di a-dottare soluzioni anche originali alle questioni poste"
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Ma dall’altro la scuola reale deve sinceramente impegnarsi ad "entrare nel merito delle questioni che legittimamente un legislatore (dele-gante e delegato) ha diritto di proporre alla scuola del Paese che è chiamato a governare"
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E, come si sa, su questo punto persino lo stesso partito dei Ds si presenta spaccato al Congresso nazionale: per l’abrogazione della legge 53 c’è la parte più radicale del partito (Mussi e Berlinguer tra gli altri), mentre la maggioranza di Fassino è per "riformare la riforma". Nè le cose vanno diversamente all’interno della Margherita: Rutelli continua ad "aprire al centro" (è di pochi giorni fala sua dichiarazione sulla possibilità che lo Stato paghi gli stipendi dei docenti delle scuole paritarie), mentre Bordon e altri sono ormai palesemente contro la legge 53 e per la sua abrogazione.
Va peraltro sottolineato come l’intera trattativa abbia perso un po’ di smalto anche a seguito della decisione del Ministero di assegnare 400 posti per la generalizzazione della scuola dell’infanzia, decisione che è stata apprezzata dai sindacati i quali – almeno per ora – sembrano aver abbandonato l’idea di rivendicare personale aggiuntivo per le scuole che accolgono bambini con meno di tre anni.