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Atlante Italian Teacher Award, una maestra premiata: “Bocciata 9 volte in statistica. Il docente deve avere soprattutto empatia”

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In questi giorni ci sono state le premiazioni dell’Atlante Italian Teacher Award, giunto alla sesta edizione. Il premio, organizzato da United network con Repubblica@Scuola e in partnership con la Varkey Foundation, dedicato ai professori capaci di appassionare e arricchire il percorso di ragazzi e ragazze.

Come riporta La Repubblica, i vincitori sono: per le elementari Anna Maria Cruscomagno, per le medie Alfonso Filippone e per le superiori Teresa Summa. In premio avranno un viaggio didattico a New York.

I docenti premiati

Anna Maria Cruscomagno, 58 anni. È docente dal 2007. “Amo i bambini e amo insegnare matematica”. Tutto, molto probabilmente, è cominciato da un fallimento. “Sono stata bocciata nove volte all’esame di statistica”. Così, per la sua classe terza delle elementari, ha coinvolto un professore dell’università di Pisa per insegnare la statistica descrittiva e il calcolo delle probabilità. Preferisce sempre la concretezza. Anche per insegnare le sue materie.

Ecco le sue parole: “Si deve trovare la strategia giusta, ieri ho insegnato il lancio di due dadi, un compito di realtà. Ai bambini, così, rimane più impresso. Per affrontare la vita adulta la scuola deve fornire ai giovani le competenze e i mezzi opportuni per decidere in condizioni di incertezza”.

Ecco quale è la dote più importante di un docente secondo lei: “Deve avere soprattutto empatia”. La soddisfazione maggiore l’ha avuta quando i suoi alunni hanno superato i test di ingresso alle medie con voti molto alti. “Ovviamente, grazie alla statistica”.

Alfonso Filippone ha 43 anni. È nato a Foggia dove dal 2019 insegna matematica e scienze alla scuola media Ugo Foscolo. Presso l’università della sua città è anche docente a contratto di inglese scientifico e metodologia della ricerca. Dell’insegnamento ciò gli piace di più è “stare con i ragazzi e fare in modo che loro si innamorino della disciplina. Più che del docente. Ogni ragazzo ha un suo talento. Ogni studente è unico e non deve uniformarsi. La vera ricerca si fa proprio nella scuola. Si parte dall’analisi dei bisogni dei ragazzi e li si mette in condizioni di sperimentare le proprie attitudini”.

Così ha fatto analizzare ai suoi studenti i composti dei probiotici. E gli ha fatto redarre una pubblicazione scientifica. Il risultato più importante è stato quello di “vedere tutti gli studenti felici per i propri nomi pubblicati come autori. Ciascuno uguale all’altro. Senza nessuna classifica di chi è più bravo e chi meno. Attraverso l’impegno si sono resi conto di riuscire a produrre qualcosa nel contesto in cui vivono”.

Teresa Summa ha 51 anni. È nata a Potenza, ha studiato a Roma dove è rimasta per otto anni. Insegna al liceo classico Giuseppe Parini di Milano dal 2008. Dopo la laurea, ha fatto un’esperienza da giornalista presso un’agenzia stampa. “Ho vinto il concorso a 28 anni. Quando mi hanno chiamato, due anni dopo, ho provato a fare tutte e due le cose, ma poi mi sono accorta che mi piaceva di più insegnare e sentivo un’utilità maggiore delle parole che utilizzavo con i ragazzi”.

“Sono diventata volontaria al carcere di San Vittore durante il Covid, tutti dovrebbero vedere quello che c’è là dentro”, ha aggiunto. Da lì, da quell’esperienza, ha tratto l’idea del progetto con cui ha vinto nella categoria delle superiori: Mare dentro, navigare tra le parole del carcere. “I ragazzi di questa scuola devono vedere anche l’altra metà del mondo. Magari da grandi possono decidere di diventare qualcuno che agisce per diminuire le disparità”. Il 20 maggio sarà con i suoi studenti al carcere di Opera “perché i detenuti hanno chiesto di parlare con i ragazzi per capire il fenomeno dell’escalation di violenza domestica. Anche loro sono preoccupati per i nipoti”.

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