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Aumenti fino al 100% delle tasse universitarie

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Dopo i dati forniti dal Miur e i rilievi del ministro Profumo sui fuori corsi, che sarebbero una spesa e una prerogatitiva tutta italiana, tra gli emendamenti presentati al testo di legge sulla spending review, si ventila l’ipotesi di aumenti fino al 100 per cento delle tasse universitarie degli studenti fuoricorso.
Proprio l’emendamento dei relatori all’articolo 7 del decreto legge sui tagli alla spesa pubblica individua tre scaglioni di aumenti, correlati al reddito familiare.
– reddito Isee inferiore a 90mila euro: aumento tasse universitarie fino al 25%;
– reddito Isee compreso tra 90mila e 150mila euro: aumento tasse universitarie fino al 50%;
– reddito Isee superiore a 150mila euro: aumento tasse universitarie fino al 100%.
A ben vedere gli aumenti sono sì considerevoli ma solo per quelle famiglie di studenti universitari, sempre fuori corso, il cui reddito annuo parte da 90mila euro.
Fra la decisione sugli aumenti spetterà alle Università e ci sarà un decreto annuale del Ministero a prevederli, tenendo in considerazione, come criteri base, anche e soprattutto la condizione degli studenti lavoratori che, non certo per loro colpa, si ritrovano ad essere studenti fuori corso
Per la Flc-Cgil il contenuto dell’articolo 7 relativo al sistema di calcolo delle tasse universitarie è inaccettabile
Nella versione definitiva del decreto legge 95 del 6 luglio 2012 prendiamo atto che è scomparso il taglio di 200 milioni di euro al fondo ordinario delle università; inoltre all’articolo 23 comma 4 vengono stanziati 90 milioni di euro al fondo per l’erogazione delle borse di studio e dei prestiti d’onore.
Il segretario Pantaleo reputa questo provvedimento un vero e proprio attacco allo stato sociale e ai beni comuni in linea purtroppo con le ultime misure varate dal governo Monti che hanno distrutto il sistema pensionistico, aumentato le tasse sul lavoro, cancellato diritti di civiltà per i lavoratori e precarizzato ulteriormente il mercato del lavoro.
Inaccettabile il contenuto dell’articolo 7 comma 42 relativo al sistema di calcolo delle tasse universitarie. Tale norma di fatto potrebbe provocare l’ennesimo aumento delle tasse studentesche. Evidentemente l’idea di fondo è sempre più quella di far pagare l’istruzione universitaria alle famiglie facendola pesare sempre meno sulla fiscalità generale.”
Il rettore di Padova, Giuseppe Zaccaria, ha scelto di comunicare urbi et orbi che non ha alcuna intenzione di far lievitare le contribuzioni studentesche attraverso il sito dell’Università: «Non c’è alcuna volontà politica dell’ateneo di aumentare le tasse», sottolinea perentorio il magnifico. «L’interpretazione data dagli studenti a norme come questa non è l’unica possibile. Gli atenei godono ancora di autonomia e posso dire che nella nostra l’aumento delle tasse non è al momento necessario né rappresenta un obiettivo». Zaccaria rassicura i suoi sessantamila studenti, ma non esclude che la politica di tagli perpretata nei confronti delle Università non costringa in futuro a far crescere le tasse: «Non si possono prevedere quali saranno le prospettive future perché, nonostante i tagli, l’università deve garantire i servizi, e soprattutto la loro qualità, agli studenti.