Home Archivio storico 1998-2013 Estero Borse scolastiche, in Sierra Leone andranno alle studentesse vergini

Borse scolastiche, in Sierra Leone andranno alle studentesse vergini

CONDIVIDI

Paese che vai, cultura che trovi. Nella vita come a scuola. Così se negli Stati più avanzati è sempre aperta la diatriba se sostenere gli studenti più meritevoli o quelli economicamente più svantaggiati, in altre parti del mondo si ragiona dovendo fare i conti con ben altre esigenze. Per tutti vale l’esempio della Sierra Leone, dove il consiglio del distretto di Bo, seconda città del Paese, ha deciso che sosterrà economicamente per cinque anni le studentesse delle scuole secondarie che si impegnano a rimanere vergini fino al termine del ciclo scolastico.
Tutto nasce dal fatto che per le autorità locali è una necessità quasi vitale ridurre il numero delle gravidanze precoci e nel contempo far aumentare quello delle donne istruite. “Fra gennaio e settembre di quest’anno – ha spiegato Samuel Keitell, uno dei responsabili del ministero degli Affari sociali le gravidanze precoci e gli aborti – abbiamo contato più di 500 ragazze incinta alle scuole secondarie nel distretto minerario di Kono (est) e se continua così in altri distretti i numeri saranno anche più alti da qui alla fine dell’anno”, ha spiegato.
“Vogliamo essere sicuri – ha aggiunto Mathieu Margao, presidente del consiglio all’Afp – che almeno l’80% delle studentesse rimanga vergine fino alla fine della scuola. Per questo abbiamo messo a punto un programma per aiutare le ragazze che restano vergini fino alla fine degli studi superiori o universitari. Del personale medico femminile verificherà regolarmente la situazione”, ha aggiunto. Margao è convinto che “una tale pratica, aiuterà a evitare non solo il rischio di una gravidanza precoce ma aumenterà il numero di donne istruite nel Paese”, ha concluso.
Il progetto non ha trovato sempre una calorosa accoglienza presso i genitori e delle Ong per i diritti umani.
Ma non tutti la pensano allo stesso modo: per Abibatu Mansarai, segretario di una Ong locale per i diritti delle donne, “è un limite sui diritti della donna, non penso che sia la soluzione giusta per attirare l’attenzione sulle gravidanze precoci”.