Bullismo giovanile, i genitori non possono delegare alla scuola il controllo dei figli. Ministro Roccella: usino il parental control con i telefonini – VIDEO

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Grazie al decreto Caivano, “nei nuovi device, quindi anche nei nuovi telefonini, è presente l’App del ‘parental control’: bisogna che i genitori imparino a usarla, perché si può controllare, non in maniera da spie, così da avere conoscenza di quello che i ragazzi possono fare sul web”. È una modalità che permette di sapere “a quali siti internet hanno accesso i ragazzi, con quali orari e così via”: a dirlo è stato il ministro per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, a Montecitorio, a margine della presentazione del report dell’Istat su bullismo e cyberbullismo.

“Quello che serve è una responsabilità della famiglia”, ha detto Roccella sottolineando anche che il Governo non vuole “sottrarre responsabilità alla famiglia, perché riteniamo che sia insostituibile: vogliamo invece un’alleanza scuola famiglia molto forte e per questo stiamo facendo molte cose insieme al Ministero dell’Istruzione”.

Il riferimento al parental control della ministra Eugenia Roccella è al decreto legge 15 settembre 2023, n. 123 che ha introdotto “Misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché la sicurezza dei minori in ambito digitale”, il cosiddetto decreto Caivano.

Ebbene, negli articoli 13, 14 e 15 del decreto sono contenute misure in materia di parental control: l’articolo 13, in particolare, prevede l’obbligo, per i fornitori dei servizi di comunicazione elettronica, di assicurare la disponibilità di applicazioni di parental control nell’ambito dei contratti di fornitura di questo genere di servizi. Tutti i nuovi dispositivi immessi sul mercato devono quindi contenere questa possibilità che agevola il controllo dei genitori sui figli.

Ma cosa è il parental control? Si tratta di una serie strumenti e impostazioni interattive e tecnologicamente avanzate che permettono alle famiglie di monitorare, limitare o bloccare l’accesso a determinati contenuti e attività online da parte dei bambini e ragazzi: si installano su dispositivi digitali come telefonini, smartphone, computer e tablet. L’utilità è quella di prevenire la visione da parte di minori di contenuti non adeguati alla loro età, di gestire al meglio i tempi e le modalità di fruizione di utilizzo di dispositivi interattivi.

Durante l’intervento, il ministro Roccella ha anche parlato di welfare di prossimità: “abbiamo pensato a questi centri per la famiglia su cui abbiamo investito per quest’anno 50 milioni. E vogliamo continuare a investire nei prossimi tre anni, creando una rete meglio distribuita, non come adesso solo in alcune regioni, dandogli dei compiti più precisi e facendo di questi centri una sorta di CAF per la famiglia”.

Si tratta di centri, ha continuato Roccella, “che offrono servizi ma sono anche come un hub per la famiglia, cioè devono anche dare informazioni su quello che c’è nel territorio, perché ogni regione, ogni comune, ha in realtà servizi, ma spesso le persone non ne sono a conoscenza, quindi avere un punto unico a cui rivolgersi mi sembra un buon aiuto. Certo – ha concluso il ministro – un ruolo importante ce l’hanno sicuramente i genitori”, ribadendo il loro ruolo primario nell’educazione dei figli.