Home Politica scolastica Cari genitori, vi spiego perché noi docenti scioperiamo

Cari genitori, vi spiego perché noi docenti scioperiamo

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Cara mamma, caro papà,

 

ti scrivo col cuore in mano, ti scrivo perché è giusto che tu sappia cosa succede in questo periodo infuocato e storico, perché i tuoi figli fanno parte di quella grande famiglia chiamata Scuola.

Sono il maestro che ha accolto tuo figlio all’asilo (per noi è ancora asilo, anche se adesso si chiama scuola dell’infanzia), colui al quale hai affidato il tuo bene più prezioso per farlo crescere nei suoi primi rapporti sociali. Sono quello che ha asciugato le sue lacrime, che lo ha coccolato, che lo ha fatto sentire parte di un gruppo.

Sono il maestro che ha insegnato a leggere ed a scrivere a tuo figlio, che lo ha accompagnato negli anni più belli e spensierati, vedendolo crescere giorno dopo giorno, fisicamente ed intellettualmente, lavorando con allegria, con empatia, con il gioco, cercando di sorprenderlo, suscitando meraviglia per le cose del mondo.

Sono il professore che ha aiutato tuo figlio nell’età difficile dell’adolescenza, cercando di stare in equilibrio fra ansia, emotività, paure, passioni, lotta. Quello per cui tuo figlio non era un numero dell’elenco ma un nome, un volto, una personalità, e poi sogni, speranze, problematiche. Sono l’insegnante che ha cercato di indicare la via per affrontare la vita oltre la scuola, che ha cercato di formare uomini e donne liberi, consapevoli, cittadini e non sudditi. Sono quello che lo ha visto il giorno del diploma, impaurito, ansioso e poi felice.

Sono l’insegnante che ogni volta che parla dei suoi alunni, passati e presenti, li indica sempre come “i miei ragazzi”, e sarà così per sempre.

Oggi combattiamo una dura lotta per il nostro futuro e chiediamo il tuo aiuto, il tuo sostegno, la tua forza. Ti chiediamo di starci vicino perché da questa battaglia dipende tutta la nostra vita, una linea sottile divide la sopravvivenza dalla disoccupazione.

Ma per chiedere il tuo aiuto devo spiegarti i motivi della nostra protesta.

Il disegno di legge presentato dal governo presenta tante criticità ed è un attacco mortale alla scuola pubblica.

Il Governo ha pianificato una sorta di scuola-azienda con presidi-manager che avranno un potere immenso, potranno scegliere gli insegnanti dei tuoi figli da una sorta di “panchina virtuale” chiamata Albo territoriale, dove noi insegnanti saremo inseriti. Da questi albi prenderanno i docenti per inserirli nelle loro scuole, ma non per sempre, per piani triennali, quindi potrà capitare che i tuoi figli avranno un insegnante a cui si affezioneranno, che li renderà felici di andare a scuola e dopo tre anni lo vedranno sparire nel nulla, riposizionato nell’albo territoriale in attesa che un “buon preside” lo richiami da qualche altra parte, magari lontano centinaia di chilometri. O potrà capitare che si ritroverà ad insegnare materie affini. Tuo figlio innanzitutto ha bisogno di insegnanti competenti.

La scuola statale, quella che tuo figlio frequenta ogni giorno per anni ed anni, avrà sempre meno fondi; si legge, infatti, sul piano della “Buona Scuola” che: “Le risorse pubbliche non saranno mai sufficienti a colmare le esigenze di investimenti nella nostra scuola“. Questo significa che non son previsti ulteriori investimenti pubblici, c’è scritto chiaramente che “i limiti saranno quelli delle risorse disponibili“, e che saranno i privati a investire sulla scuola.

Ma questo, sai bene, porterà a scuole di serie A e scuole di serie B, o C addirittura. Immagina quanti investimenti privati in zone ricche del Paese, ma chi investirà nelle zone depresse? Chi investirà nei quartieri di periferia della tua città? Nessuno. Ci saranno scuole gioiello e scuole che cadono a pezzi. Ma tuo figlio deve avere le stesse possibilità, in qualunque zona d’Italia è nato. E quale sarà il risultato? Ci saranno sempre più scuole private e scuole statali extralusso per i figli dei ricchi e le scuole disastrate per tutti gli altri. Una riforma che crea diseguaglianza sociale quindi, che crea discriminazione territoriale.

E chi pagherà questi mancati investimenti dello Stato? Li pagherai tu. Li pagheranno le famiglie che già pagano tanto per mandare i figli a scuola. Tutto questo è inaccettabile.

Per non parlare dell’integrazione degli alunni disabili, che viene fortemente limitata. Si sta portando il discorso più sul piano sanitario che scolastico. E chi favorirà questa politica della non inclusione? I centri specializzati che nasceranno e che allontaneranno gli alunni con Bisogni Educativi Speciali dalle nostre scuole. Ragazzi e ragazze che invece han bisogno di stare a contatto con i compagni, han bisogno di vivere la normalità della scuola, han bisogno di vivere un’esperienza unica ed irripetibile come solo la Scuola sa essere.

Il Governo ha tentato di far passare una riforma reazionaria per una riforma rivoluzionaria. In televisione, sui giornali, son passati messaggi falsi, messaggi che prospettano una scuola nuova, migliore, mentre la realtà dice che la scuola sarà distrutta.

Noi vogliamo una scuola “Buona”, una scuola dove i tuoi figli vivano serenamente ed in armonia, una scuola dove si insegna la democrazia, la solidarietà, la cooperazione, l’integrazione. Una scuola sicura, anche dal punto di vista strutturale, una scuola con classi formate da un massimo di 23 alunni. Basta con le classi pollaio. Tuo figlio ha il diritto di essere seguito non deve essere un numero qualsiasi in un elenco.

Ci dicono che protestiamo senza motivo, che è assurdo protestare contro un governo che ci vuole assumere, ma a che prezzo questa assunzione? Noi vogliamo un’assunzione da cittadini non da sudditi. Abbiamo il diritto di non avere il terrore di poter esprimere un parere contrario a quello del Dirigente scolastico. Abbiamo il diritto d’insegnare liberamente, come l’articolo 33 della Costituzione ci garantisce. Abbiamo il diritto di vivere il nostro lavoro con passione e non con angoscia.

Noi, giorno 5 maggio, scenderemo in piazza contro questo DdL della vergogna.

E protesteremo per noi, per i nostri alunni, per i genitori. Solo lottando insieme avremo una scuola migliore.

 

 

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