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Cassazione: ok a “genitore”. ‘Padre’ e ‘madre’ sulla carta d’identità del minore è discriminatorio

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L’indicazione ‘padre’ e ‘madre’ sulla carta d’identità elettronica di figli minori di 18 anni è discriminatoria, perché non rappresenta le coppie dello stesso sesso che hanno fatto ricorso all’adozione in casi particolari. 

La dicitura corretta è, dunque, quella di ‘genitore‘: lo stabilisce la Cassazione con sentenza 9216/2025 che così ha respinto il ricorso del ministero dell’Interno contro la decisione della Corte d’Appello di disapplicare il decreto ministeriale del 31 gennaio 2019, con il quale era stata eliminata la parola ‘genitori’ dai documenti per tornare alla dicitura ‘padre’ e ‘madre’.

Per i giudici si tratta di una strada obbligata perché il documento, valido per l’espatrio, deve dare  una rappresentazione corrispondente allo stato civile del piccolo, che ha il diritto ad ottenere una carta d’identità, utile anche per i viaggi all’estero, che rappresenti  la sua reale situazione familiare, cioè, per esempio, figlio di due donne, una adottiva e l’altra naturale.

Un diritto che il modello predisposto dal Viminale non garantisce perché non rappresenta tutte “le legittime conformazioni dei nuclei familiari e dei correlati rapporti di filiazione. Il risultato finale, per i giudici di Cassazione, è irragionevole e discriminatorio”. 

”La carta elettronica, come prevista dal Dm del 2019 consentiva di indicare in maniera appropriata solo una delle due madri ‘e imponeva all’altra di veder classificata la propria relazione di parentela secondo una modalità (‘padre’) non consona al suo genere”’.