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CESP: “Le parole, tra noi leggere”. Cultura & carcere al Salone del Libro di Torino

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Lunedì 19 maggio, dalle ore 14:15 alle 16:15 il CESP-Rete delle scuole ristrette presenterà, nell’ambito di un seminario che si svolge al Salone Internazionale del Libro di Torino, Biblioteche innovative, un modello che si diffonde, presso la Sala Book Lab del Lingotto Fiere. Il 2024 è stato per le carceri, un anno particolarmente difficile che ha registrato più di 90 suicidi e altrettanto problematici sono stati questi primi mesi del nuovo anno, nei quali sono stati già segnalati 29 suicidi. Proprio per tale motivo il CESP e la Rete delle scuole ristrette, hanno deciso, nonostante le tante difficoltà interne ai  penitenziari, di perseguire con tenacia il proprio obiettivo: fare di istruzione e cultura gli elementi centrali dell’esecuzione penale. Un obiettivo che si è concretizzato con la realizzazione di attività che si sono dimostrate oltremodo preziose per i detenuti, per la capacità di costruire relazioni, di riempire di contenuti culturali le interminabili giornate trascorse spesso nel nulla, di far uscire dall’isolamento forzato la popolazione detenuta, di far acquisire conoscenze e competenze spendibili all’esterno.

Tra i vari laboratori proposti, Biblioteche innovative in carcere è riuscito a rendere la biblioteca, anche in uno spazio detentivo, luogo essenziale per un apprendimento interattivo, nel quale i detenuti vengono formati come ‘operatori di biblioteca’, acquisendo contenuti e competenze specifiche per essere occupati, prima presso gli istituti penitenziari di appartenenza e, una volta nei termini di legge, anche nelle Biblioteche, pubbliche e private, dei singoli territori. Seppur con varie difficoltà e impedimenti, il progetto si sta diffondendo in più istituti penitenziari ed è in via di svolgimento, o in via di approvazione, presso la Casa di Reclusione di Saluzzo, la Casa Circondariale di Grosseto, la Casa Circondariale di Livorno, la Casa di Reclusione di Gorgona, la Casa Circondariale di Rebibbia, la Casa di reclusione di Aversa.

All’interno di questo contenitore, la Rete, ispirandosi ad Adotta uno scrittore, il progetto più antico del Salone Internazionale del Libro, ha voluto creare una ‘liaison’ con il progetto che da 23 anni fa incontrare studenti e studentesse con le migliori autrici e autori contemporanei, mettendo al centro la lettura e la parola attraverso il coinvolgimento diretto degli scrittori e delle scrittrici che entrano in istituti e classi delle scuole di ogni ordine e grado di tutta Italia. Così, con l’ampliamento della partecipazione delle scuole “ristrette” ad Adotta uno scrittore (in carcere), si è cercato di saldare gli incontri con gli autori alle biblioteche degli istituti penitenziari, affinché queste, previste normativamente dall’Ordinamento penitenziario e dal successivo Regolamento, collegate in rete con le altre biblioteche del territorio, delle Scuole e delle Università degli Studi, siano strutturate in modo da diventare dei veri e propri poli culturali. In questo percorso sono stati coinvolti oltre venti istituti penitenziari, da Nord a Sud, e si è diffusa una pratica attraverso le quali le conoscenze acquisite diventano abilità utili al reinserimento sociale attivo e consapevole dei detenuti e degli internati, basate su percorsi culturali incentrati anche sulla conoscenza e sull’uso esperto delle tecnologie e delle informazioni, per un reale abbattimento della recidiva.

L’attività ha previsto l’adozione di un autore o più autori che si sono alternati, presentando nella biblioteca dell’istituto penitenziario un proprio testo e lavorando in quello spazio con gli studenti, gli insegnanti, gli educatori e/o i volontari disponibili. La scelta delle scuole e degli istituti penitenziari in cui svolgere il progetto Adotta uno scrittore dovrebbe, infatti, sempre essere legata alla reale esistenza delle Biblioteche, all’utilizzo degli spazi per attività di formazione e di lettura, alla presenza di detenuti occupati nei servizi bibliotecari interni, in modo che tali biblioteche diventino dei veri e propri poli culturali. Al progetto hanno aderito, a titolo gratuito, numerosi scrittori che sono entrati negli istituti penitenziari, grazie ai docenti della Rete e così, presso la Casa di Reclusione e la Casa Circondariale di Rebibbia, la Casa Circondariale di Genova Marassi, la Casa Circondariale Pavia, la Casa di reclusione Ucciardone, la Casa Circondariale Montorio – Verona, la Casa Circondariale di Venezia – Casa di pena femminile Giudecca, si sono alternati gli scrittori: Matteo Martone, Daniele Mencarelli, Maurizio Careddu, Sara Carbone, Paola Ronco,  Antonio Paolacci, SiMohamed Kaabour, Carlo Marconi, Michele Burgio, Susanna Bissoli, Manuele Fior. Gli autori hanno incontrato e si sono confrontati con i detenuti, studenti e corsisti presso gli istituti penitenziari di riferimento della Rete, contribuendo, con la propria presenza, alla diffusione di un modello culturale e relazionale in carcere che costituisce un fattore di crescita personale per i detenuti, oltre che di sviluppo di nuove professionalità, per coloro che riescono a partecipare ai corsi di formazione “Biblioteche  innovative in carcere” .

Anna Grazia Stammati – Presidente CESP

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