
Una frase davvero orribile che merita un’ampia, seppur triste, riflessione. Alcuni studenti di una scuola superiore veneta hanno creato un sondaggio WhatsApp in cui viene chiesto: “Chi meritava di più di essere uccisa, Giulia Cecchettin, Giulia Tramontano o Mariella Anastasi?”.
Il tutto, come dimostra uno screen pubblicato dall’associazione Women For Freedom, corredato da risate. Non si tratta, inoltre, di un gesto di un singolo: il sondaggio ha ricevuto voti, come fosse qualcosa di normale. Come se non si parlasse di vite umane, strappate dai propri cari.
Necessaria educazione affettiva?
Ecco il commento dell’associazione: “È difficile perfino scriverlo. È difficile crederci. Perché questa non è solo una bravata di cattivo gusto. Non è una battuta fuori luogo, ma una mancanza totale di empatia. È uno specchio rotto in cui si riflette una parte della nostra società che ancora non capisce, o non vuole capire, quanto sia profonda la ferita del femminicidio. E non basta dire ‘sono ragazzi’, perché chi crea un sondaggio del genere sa benissimo che sta ferendo. Sta scegliendo di calpestare il dolore. Sta, in qualche modo, giocando con la morte degli altri. E chi risponde, chi ride, chi sta zitto… è parte del problema”.
Secondo l’ente è più che mai necessaria l’educazione all’affettività in classe: “Ogni volta che minimizziamo, normalizziamo. Ogni volta che perdoniamo in silenzio, legittimiamo. Ogni volta che archiviamo, contribuiamo a costruire una società in cui il femminicidio non è un allarme sociale, ma una voce in più nella cronaca nera. Non serve solo la rabbia. Serve anche il coraggio di guardarci dentro. Di chiederci come mai un adolescente oggi si sente legittimato a scherzare su un femminicidio. Cosa non stiamo insegnando, trasmettendo, proteggendo? È più che mai urgente parlare di educazione al rispetto non come ‘argomento sensibile’ da trattare in un’ora buca, ma come priorità assoluta. È il momento di ascoltare davvero le ragazze che in quella classe, dopo aver visto quel messaggio, si sono sentite piccole, vulnerabili, impaurite”.
Educazione affettiva, Gino Cecchettin: “Corsi già in età prescolare e alla primaria con Fondazione Giulia dal prossimo anno”
Gino Cecchettin, il padre di Giulia Cecchettin, ha parlato di recente proprio di questo.
Come riporta Il Gazzettino, Cecchettin, che ha fortemente voluto la nascita della Fondazione Giulia Cecchettin, ha rilanciato la sua idea: combattere i femminicidi con la cultura, con la prevenzione, già dagli anni della scuola. “I femminicidi – ha detto Cecchettin – sono la punta dell’iceberg perché contiamo più di cento vittime ogni anno ma migliaia e migliaia sono le violenze quotidiane vissute da donne. Dalle leggi il patriarcato è stato abolito, ma lo sono stati anche i furti e gli omicidi”.
“Eppure dobbiamo anche decostruire i comportamenti che portano tutti i giorni ad essere sessisti, maschilisti, dalle classiche battutine da spogliatoio, e lo dobbiamo fare tutti i giorni nella vita. Con i corsi della fondazione vorremmo cominciare in età prescolare e con le prime classi elementari. Abbiamo già progetti che stiamo mettendo su carta e vorremmo partire il prossimo anno scolastico per fare formazione a docenti e studenti. L’idea è di finanziare anche altri progetti. Lo stiamo facendo nel Veneto ma l’intenzione è di arrivare in tutte le scuole d’Italia”, ha concluso Cecchettin.