
Gino Cecchettin, il padre di Giulia Cecchettin, la vittima di femminicidio uccisa dall’ex fidanzato a soli 22 anni nel novembre 2023, è intervenuto al festival dei diritti umani in corso a Milano, dove ha incontrato, come fa spesso, alcuni studenti.
Educazione affettiva, i progetti di Fondazione Giulia
Come riporta Il Gazzettino, Cecchettin, che ha fortemente voluto la nascita della Fondazione Giulia Cecchettin, ha rilanciato la sua idea: combattere i femminicidi con la cultura, con la prevenzione, già dagli anni della scuola. “I femminicidi – ha detto Cecchettin – sono la punta dell’iceberg perché contiamo più di cento vittime ogni anno ma migliaia e migliaia sono le violenze quotidiane vissute da donne. Dalle leggi il patriarcato è stato abolito, ma lo sono stati anche i furti e gli omicidi”.
“Eppure dobbiamo anche decostruire i comportamenti che portano tutti i giorni ad essere sessisti, maschilisti, dalle classiche battutine da spogliatoio, e lo dobbiamo fare tutti i giorni nella vita. Con i corsi della fondazione vorremmo cominciare in età prescolare e con le prime classi elementari. Abbiamo già progetti che stiamo mettendo su carta e vorremmo partire il prossimo anno scolastico per fare formazione a docenti e studenti. L’idea è di finanziare anche altri progetti. Lo stiamo facendo nel Veneto ma l’intenzione è di arrivare in tutte le scuole d’Italia”, ha concluso Cecchettin.
Gino Cecchettin alla Tecnica della Scuola: “Studenti, imparate a vivere i no”
Lo scorso 25 febbraio si è tenuta la quinta lezione di Educazione Civica in diretta organizzata dalla Tecnica della Scuola. Lezione dedicata proprio al tema della violenza di genere.
Presente alla diretta proprio Gino Cecchettin. Ecco le sue parole ai nostri microfoni: “Da questa vicenda ho imparato che il tempo è prezioso, perché diamo tutto per scontato e viviamo con il pilota automatico. Un’altra lezione che ho imparato è focalizzarci sulle cose importanti. Sono riuscito a conservare la razionalità per far fronte a questa situazione. Sapevo che la rabbia e la vendetta mi avrebbero fatto del male e non mi avrebbero reso forte per i miei figli. Sapevo che la rabbia non mi avrebbe fatto andare avanti. Mi è venuta in soccorso Giulia, mi sono concentrato su una sua foto e mi è venuto un sorriso. Ho capito subito dov’era la strategia: cercare di focalizzarmi su qualcosa di bello, ho capito che l’amore è la soluzione a tutto, ho visto affievolirsi gli altri sentimenti, come il rancore, per evitare che un altro padre possa vivere il dolore che ho vissuto io”.
Ecco le risposte di Cecchettin agli studenti: “Non possiamo recriminare cosa è stato o non è stato fatto in passato. La vera domanda è cosa possiamo fare oggi. Unitevi a noi, alle associazioni contro la violenza di genere, e chiedetevi cosa potete fare, fare dibattiti, convincete un compagno di classe che parla di proprietà nei confronti di chi dovrebbe amare, per combattere gli stereotipi che ancora oggi esistono, tutte quelle espressioni che screditano la donna. Come Fondazione abbiamo creato un comitato giovanile”.
“Da genitore dico che c’è bisogno di più dialogo tra genitori e figli. Quando non c’è dovreste essere voi studenti a chiederlo. Non c’è tempo, non c’è coscienza. Da genitore posso consigliare di non dare tutto per scontato. Dovreste imparare a vivere dei no. Se non sono i vostri genitori a farlo perché spianano la strada a tutto provate voi a cercare una sfida e uscire dalla confort zone per capire che la vita non è solo una discesa. Parlate, parlate di più e cercate il dialogo”.
“Una lezione che ho imparato da mia figlia Elena è che la cultura patriarcale fa continuare le violenze, si basa su comportamenti che giustificano le violenze. Esistono ancora stereotipi di genere, che vedono l’uomo aggressivo e dominante mentre la donna deve dedicarsi a percorsi di studio, ad esempio, dedicati alla cura. Questo fa sì che la violenza continui”.