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Chiamata diretta discriminante? Turi (Uil): lo sapevamo, ma la realtà sta superando l’immaginazione

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“Siamo alla preistoria dei diritti essenziali della persona: la denuncia parte dalle Marche, nelle scuole i presidi pretendono ‘garanzie’ anacronistiche”.

È durissimo Pino Turi, segretario generale Uil Scuola, a seguito della notizia di un preside che, in occasione di un colloquio svolto nell’ambito della chiamata diretta, ha formulato domande relative all’intenzione delle docenti di avere o meno una gravidanza.

“Maternità e figli piccoli sono fattori discriminanti”, sostiene Turi. “Dare poteri discrezionali ad una sola persona, senza prevedere validi contrappesi, è un errore che va subito corretto – continua il sindacalista – mentre è la contrattazione è lo strumento giusto e il rinnovo del contratto può essere la sede per farlo. Se ne convincano i ‘falchi’ che hanno determinato la rottura del dialogo che va subito ripreso”.

“Appare davvero impensabile che ci si trovi a dover ribadire diritti che vorremmo come assunti in via definitiva. Il corpo docente della scuola è fatto in gran parte da donne: proprio quelle a cui si chiede professionalità, attenzione, comprensione, inclusione, integrazione e rigore. Peccato che proprio quella umanità che le caratterizza – sottolinea Turi – sia la dote che viene sospesa da una visione tutta burocratica, anacronistica e lesiva dei diritti essenziali della persona”.

Turi non si nasconde in giri di parole: “che la chiamata diretta fosse sbagliata, inutile e dannosa, lo si era capito da subito. Avevamo immaginato il condizionamento inaccettabile che avrebbe comportato, sia in termini di riduzione libertà di insegnamento, che di riduzione del pluralismo professionale. Non avremmo però, mai immaginato anche azioni di discriminazione come quelle che si stanno verificando. La realtà sta superando l’immaginazione”, conclude Turi.

 

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