
La cantante Clara Soccini, classe 1999, ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Vanity Fair in cui ha parlato della sua esperienza a scuola, essendo anche figlia di una docente, da poco andata in pensione.
“Alunna diligente? Assolutamente no. Ho collezionato voti pessimi al liceo linguistico, anche uno e due. Ed ero una selvaggia: facevo la pazza in classe, saltavo sui banchi, discutevo da mattina a sera con gli insegnanti e 99 volte su 100 avevano ragione loro. Ma siamo rimasti in contatto, ci scriviamo ancora”, ha detto senza peli sulla lingua.
Ma come ha reagito sua madre? “Comprensione, e non era scontata. Sapeva che volevo cantare e basta, lo desideravo fin dalle elementari. Non si è opposta quando, a 16 anni, sono andata a Milano a fare la modella e ho cominciato a balzare parecchio la scuola”.
“La musica non deve educare”
Ecco poi alcune parole sulla sua generazione: “Siamo i nuovi sessantottini: a nostro modo abbiamo fatto la rivoluzione in nome della libertà, dell’accoglienza, dell’apertura mentale. Scusateci, ma voi adulti siete rimasti un po’ troppo chiusi. E quando succede qualcosa di gravissimo, per esempio i femminicidi, la mia generazione è sempre in prima fila: sui social, in piazza. Ci facciamo sentire”.
“Non credo che la musica debba educare. È il compito della famiglia, della scuola, della società. Però comprendo che certe frasi possano infastidire”, ha concluso, discutendo in merito alla polemica sui testi misogini di alcune canzoni, popolari per i più giovani.
“Ero molto ribelle”
Clara, ospite di Vincenzo Schettini a La Fisica Dell’Amore, ha lodato i suoi insegnanti: “Devo tantissimo alle mie docenti delle superiori. Ho iniziato a lavorare a sedici anni e magari avevo paura che i professori potessero prenderla male e invece mi sono stati molto vicino e mi hanno supportata tanto. Ho fatto il liceo linguistico, amavo studiare alcune materie e non me ne piacevano altre, tipo la matematica e la fisica”, ha detto con ironia, trovandosi davanti al docente di fisica. “Ho iniziato a lavorare a Milano mentre andavo a scuola a Varese e mi è andata bene”, ha aggiunto.
“Ero molto ribelle, durante i dibattiti con i professori non stavo al mio posto e credo che sia giusto. Dire la verità è sempre giusto, con i giusti modi. Non ho avuto sempre i giusti modi a scuola ma questa è un’altra storia”. Poi ha concluso parlando di salute mentale: “Penso che nella crescita sia molto difficile conoscersi e ammettersi. Il primo step è l’accettazione delle insicurezze. Io faccio molta fatica ad aprirmi. Parlarne con qualcuno può aiutare”.




