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Classi di concorso, dura nota del Movimento 5 Stelle: “Il governo dà i numeri”

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“Il concorso per 63.712 docenti, che saranno assunti nell’arco di tre anni, non sarà nemmeno sufficiente a coprire i pensionamenti che avverranno nello stesso periodo per cui, se la matematica non è un’opinione, le cattedre scoperte aumenteranno. Lo stop alla supplentite dunque è solo un miraggio e un’operazione di bassa propaganda da parte del governo con la quale può tentare di  mentire e abbindolare chi la materia non la conosce, non certo gli insegnanti”.

Lo affermano i parlamentari del MoVimento 5 Stelle in commissione Cultura di Camera e Senato.

“Non solo i pensionamenti annui degli insegnanti ammontano ad almeno 20 mila unità ma, dall’anno prossimo, è prevista un’ondata di quiescenze. Riguardo alla supplentite, ricordiamo che che Renzi aveva già promesso di scrivere la parola fine a questa piaga entro quest’anno: affermazioni che, alla luce delle decine di migliaia di cattedre rimaste scoperte, si è rivelata una bufala. Tra l’altro, il governo continua a omettere il fatto che la platea alla quale si rivolge il concorsone è di circa 200 mila insegnanti: soltanto meno di un terzo di questi verrà assunto mentre per tutti gli altri Renzi e Giannini non hanno mai speso una parola. Che futuro li aspetta? E’ stato previsto un ulteriore concorso o un qualche ‘paracadute’? Nessuna soluzione all’orizzonte.

Per quanto riguarda invece la riforma delle classi di concorso approvata ieri in Consiglio dei ministri, in attesa di leggere il testo, temiamo che si tratti di un provvedimento grossolano e lacunoso che rischia di aprire a una stagione di contenziosi. Quando il testo era passato al vaglio delle Camere avevamo chiesto a governo e maggioranza di ritirarlo e di ripartire da capo, realizzando il nuovo schema regolamento attraverso un confronto serio sui titoli di accesso e sulle classi di concorso, tenendo conto delle esigenze della scuola e dell’organizzazione dell’offerta formativa universitaria. Niente da fare, l’esecutivo tira dritto e rischia di trasformare un provvedimento atteso da tempo in un’occasione mancata”.